Salerno, processo alle coop depone Vittorio Zoccola: «Se De Luca dà la linea, nessuno lo contraddice»

L'imprenditore delle coop racconta dei sul rapporto di amicizia con il governatore De Luca e della cena elettorale

L'imprenditore Vittorio Zoccola
L'imprenditore Vittorio Zoccola
di Petronilla Carillo
Martedì 26 Marzo 2024, 06:05 - Ultimo agg. 12:36
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«Quando il governatore De Luca dà una linea quella è, nessuno si permette di fare diversamente». Fiorenzo, detto Vittorio, Zoccola risponde alla domande dei pm nella prima udienza in cui è chiamato a parlare in qualità di imputato nel processo sulle cooperative sociali di Salerno. E la frase sul presidente della giunta regionale la pronuncia quasi alla fine del suo lungo interrogatorio.

Lo fa incalzato dalle domande del pm Guglielmo Valenti sui suoi rapporti con Vincenzo De Luca e sul contributo da lui dato alla campagna elettorale per le Regionali. I rapporti tra il governatore e l’imprenditore rais delle coop è «di amicizia» come precisa lo stesso Zoccola fin dall’inizio poi diventato anche «politico» quando, su sollecitazione proprio di De Luca, lui stesso organizzò la cena elettorale con Domenico Credentino, presidente delle Carisal, il consigliere comunale Fabio Polverino, suo fratello e i responsabili delle coop sociali che avevano rapporti con il Comune.

«Eravamo tredici persone», ricorda Zoccola il quale - a parte qualche piccola incomprensione con il sostituto procuratore - ha in gran parte confermato i verbali degli interrogatori resi precedentemente. Il governatore De Luca, ricordiamo, non è indagato in questo procedimento. Il suo nome è stato in un primo momento iscritto sul registro degli indagati, con l’accusa di corruzione politica, e poi la sua posizione è stata archiviata come quella del sindaco Vincenzo Napoli e dell’ex direttore generale del Comune, Felice Marotta. Ma è il governatore, in più vesti, a «condizionare» in diverse occasioni le decisioni di Zoccola prima, da deputato, quando interviene per chiedere di ottemperare alla cessione delle quote detenute dalle coop in Salerno Pulita in cambio di nulla «mi disse - ricorda Zoccola:- per te e per gli altri non cambia nulla in Salerno Pulita.

Ma poi il giorno dopo sono spariti»; poi da governatore quando, in campagna elettorale, gli chiese di portare, a favore di Nino Savastano, imputato nello stesso procedimento, la maggior parte dei voti delle coop: «disse - racconta ancora l’imprenditore - di dare il 70% a Savastano e il 30% a Franco Picarone».

«La squadra era sempre la stessa, quella di De Luca». Ma lui, in quel periodo con Savastano non era in buoni rapporti: da vent’anni non si parlavano più perché in un precedente procedimento giudiziario l’ex assessore aveva accostato il suo nome a quello del clan D’Agostino «ed io non c’entravo niente con loro», dice ancora Zoccola. Sarebbe poi stato proprio Credentino, insieme ad Adolfo Salzano, funzionario della Ragioneria del Comune e politico a Cava de’ Tirreni, a fare da intermediario tra lui e Savastano dopo gli input di De Luca «è finita così, ci abbiamo messo una pietra sopra - ricorda Zoccola - Credentino mi disse che Savastano era l'unico che si stava preoccupando di noi». È allora che, sempre incalzato dal pm, Zoccola afferma: «Quando il governatore De Luca dà una linea quella è, nessuno si permette di fare diversamente».

Eppure, racconta sempre in aula l'imprenditore, «Picarone mi aveva detto di far fare il bando per le assegnazioni dei lotti del verde pubblico prima delle elezioni».

Era questo il problema che Zoccola avrebbe esposto a De Luca in quella famosa cena: stanchi di ripetute proroghe, i presidenti delle coop volevano un vero e proprio bando. Bando che, in effetti, c’era stato, assegnazioni comprese, e poi era stato revocato perché un funzionario del Comune aveva presentato una denuncia all’Anac e tutto era stato fermato. Problema che Zoccola e gli altri portano all’attenzione del presidente prima delle elezioni.

Zoccola ha anche spiegato in aula, sempre su domanda del pm Valenti, se i voti era tracciabili ed ha risposto di sì. «Savastano - ha spiegato - era abbinato ad una candidata di Scafati quindi nelle nostre zone dovevano uscire loro».

Quando nel 2002 un decreto ministeriale stabilisce che le quote in seno alle partecipate dovevano essere tutte del Comune, le coop sociali che in quel momento detenevano, con varie percentuali, il 49% delle quote di Salerno Pulita, sono state costrette a cedere tutto all’Ente comunale. In quella circostanza Zoccola ha affermato di aver parlato con l’allora sindaco Mario De Biase e di avergli detto di no; con l'ex direttore generale MArotta e di avergli detto di no. Poi di essere stato contattato da Marotta per incontrare De Luca e allora, su richiesta dell’«onorevole» di aver detto di sì. In cambio di nulla o, meglio, della promessa che per loro nulla sarebbe cambiato. Ma così non fu.

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Nel corso della deposizione Zoccola ha parlato anche delle sue società, affermando di essere «consulente» delle due coop gestite da moglie e nuora e «testa pensante» perché se le loro si occupavano di cose amministrative, lui invece aveva rapporti con il Comune. Anche in virtù dei suoi vecchi rapporti di amicizia con tutta una serie di funzionati e politici.

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