Tentato stupro in pieno giorno a Nocera Inferiore, 59enne condannato

L’uomo bloccò la sua vittima per strada, la toccò e provò ad abbassarle i pantaloni: fu messo in fuga

Il tribunale di Nocera Inferiore
Il tribunale di Nocera Inferiore
di Nicola Sorrentino
Domenica 10 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 12:26
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La bloccò per strada, impedendole di scappare e di gridare, per poi provare a violentarla. Riuscì a toccarla più volte nelle parti intime, prima dell’intervento di un passante che lo mise in fuga. Arriva la condanna per un 59enne nocerino, giudicato per violenza sessuale e lesioni a 2 anni e 10 mesi di reclusione. La Corte d’Appello ha confermato il giudizio di primo grado, rigettando l’appello proposto dalla difesa avverso la condanna del Gup, emessa presso il tribunale di Nocera Inferiore. L’episodio risale al 13 agosto del 2017, intorno alle 11.30 del mattino. La parte civile era rappresentata dal legale Gerardo Ferrara

La ragazza, all’epoca 19enne, raccontò che mentre passeggiava per via Apicella fu assalita dall’uomo, che l’aveva bloccata mettendole una mano sulla bocca, mentre con l’altra le palpeggiò i fianchi, tentando poi di abbassarle i pantaloni. Un tentativo di stupro alla luce del giorno. L’intervento di alcuni passanti - una coppia - fu provvidenziale, perché l’imputato fu costretto ad allontanarsi, non prima però di aver causato alla ragazza la perdita di un dente, frutto di una colluttazione tra i due. La vittima riconobbe poi, il suo aggressore, attraverso un book fotografico mostrato dalle forze dell’ordine. Durante il processo il 59enne tentò una sua difesa, spiegando che la ragazza aveva tentato di incastrarlo con una falsa denuncia, inventando l’aggressione e lucrando sulle ferite subite. E lo avrebbe fatto approfittando delle sue difficoltà mentali. La sua versione non fu ritenuta credibile dal tribunale, perchè contraddetta da tutte le fonti di prova raccolte. Attraverso una perizia, fu riconosciuto all’imputato un vizio parziale di mente, che incise sull’entità della condanna. I giudici in Corte d’Appello hanno rigettato l’istanza del difensore dell’imputato, condividendo invece la valutazione espressa dal giudice di primo grado. 

Il racconto della giovane, che tornava a Pagani dopo essere stata ospite di un’amica la sera precedente, è stato giudicato chiaro e coerente, così come il contributo fornito dai testimoni che tentarono di raggiungere l’imputato, per bloccarlo. «La versione alternativa - spiegano i giudici - offerta dall’imputato in ordine ad una mera aggressione ovvero ad un tentativo di corteggiamento naufraga a fronte di siffatta solidità della ipotesi accusatoria come ratificata dal primo giudice. Il narrato della ragazza e la valenza intima di quei toccamenti, consentono di ribadire che il comportamento dell’imputato era finalizzato a soddisfare l’impulso sessuale del suo autore e, al contempo, era palesemente lesivo della sfera di libertà sessuale della vittima».

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I comportamenti dell’uomo, inoltre, non possono essere ritenuti di «minore gravità», come era stato chiesto, vista la dinamica dei fatti. Da qui la conferma della condanna.
 

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