Iran «pronto a usare tre bombe atomiche»: allarme dell'intelligence degli Usa

Preoccupa l'improvvisa accelerazione del programma di arricchimento dell'uranio

Iran «pronto a usare tre bombe atomiche»: allarme dell'intelligence degli Usa
Iran «pronto a usare tre bombe atomiche»: allarme dell'intelligence degli Usa
di Marco Ventura
Lunedì 8 Gennaio 2024, 22:29 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 07:35
4 Minuti di Lettura

Il conto alla rovescia per l’arma nucleare iraniana è cominciato, e così quello del confronto diretto con gli Stati Uniti e di un possibile raid preventivo israeliano. Fonti dell’Intelligence americana hanno rivelato al New York Times che «in poche settimane» gli iraniani potrebbero avere tre bombe atomiche, nel momento di maggiore tensione in Medio Oriente e col rischio concreto di un allargamento della guerra a tutta la regione.

Israele-Hamas, a che punto è la guerra dopo 3 mesi: l'asse guidato dall'Iran e i timori per un'escalation con il Libano

L'allarme dell'intelligence Usa

Nel frattempo, non rallentano gli attacchi delle milizie sciite filoiraniane alle basi Usa in Siria e i proclami di Teheran contro la presenza americana in Iraq, né l’incombere della minaccia degli Houthi yemeniti eterodiretti da Teheran nel Mar Rosso. I servizi segreti di Biden sono tuttora convinti che l’Iran non voglia scontrarsi frontalmente con Israele e tanto meno con gli Stati Uniti, perché sa di poterne uscire con le ossa rotte, ma i focolai di crisi sono molto estesi e il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, è di nuovo in Medio Oriente per spegnerli.

 


Scrive il New York Times che la scorsa estate gli esperti della Casa Bianca ritenevano di avere concluso un buon accordo con l’Iran: il rilascio di 5 prigionieri americani in cambio dello scongelamento di 6 miliardi di dollari di fondi iraniani in Corea del Sud, accreditati in Qatar.

Il patto comprendeva, verbalmente, la riduzione del programma nucleare e una qualche azione moderatrice sulle milizie filo-Teheran in Libano, a Gaza e in Siria-Iraq. E per un po’ ha retto. Ma i massacri del 7 ottobre hanno stravolto ogni equilibrio. E la recente doppia esplosione kamikaze in Iran con 89 morti vicino alla tomba del generale dei pasdaran Soleiman, rivendicata dall’Isis, ha aggravato la situazione e fatto dire al portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, che gli Usa ne portano la responsabilità, pur senza nominarli. «L’Isis è stato formato da alcuni servizi di intelligence e i Paesi che utilizzano il terrorismo per ottenere i loro sinistri obiettivi dovrebbero essere ritenuti responsabili, ai Paesi occidentali ricordiamo che non esiste un terrorismo buono e uno cattivo». Il ministro iraniano della Cultura e Orientamento islamico, Mohammead Mehdi Esameili, ha comunicato che il 7 ottobre, giorno del massacro di Hamas, sarà d’ora in poi celebrato come “Giornata epica della gioventù palestinese”. 


IL TIMORE
La preoccupazione maggiore di Israele e dei suoi alleati riguarda l’improvvisa accelerazione del programma di arricchimento dell’uranio in Iran, vicino alla soglia per produrre la Bomba. La conferma è arrivata a fine dicembre dagli ispettori internazionali. L’Iran avrebbe oggi il carburante per almeno tre bombe atomiche, secondo stime citate dal NYT. E si tratta del momento più difficile nei rapporti dell’Iran con l’Occidente dalla presa dell’Ambasciata americana nel 1979. Il quadro è complicato dal fatto che mentre ai tempi dell’accordo sul nucleare, Cina e Russia appoggiavano gli Usa nel tentativo di ridimensionare le ambizioni nucleari degli Ayatollah, oggi la Russia importa droni Shaded dall’Iran per la guerra all’Ucraina e sarebbe in procinto di ricevere anche missili a corto raggio.

E certo non aiuta la notizia, diffusa dalle forze di difesa israeliane, che Hamas avrebbe appreso il metodo di sviluppo dei missili da crociera dagli iraniani. I militari israeliani a Gaza avrebbero raccolto le prove, dopo la scoperta nei quartieri di Daraj e Tuffah a Gaza City, di un tunnel che «conduceva a un impianto sotterraneo per la produzione di armi», inclusi missili con gittata 100 chilometri. Come non bastasse, l’Iran ha giustiziato lo scorso 16 dicembre (si è saputo ieri) un’altra presunta spia del Mossad, Mohsen Saravani, un 24enne membro delle Guardie della rivoluzione. In sintesi, per dirla con Sanam Vakil direttrice del programma Medio Oriente e Nord Africa di Chatham House, l’Iran «è attivo su tutte le frontiere ed è resistente a qualsiasi tipo di cambiamento dall’interno, mentre arricchisce l’uranio a livelli davvero allarmanti». Cioè fino al 60 per cento di purezza, rispetto al 90 richiesto per sfornare l’Atomica. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA