Salerno, Domus cita l’Ufo Bar in litoranea tra i 10 “gioielli” abbandonati

La rivista Domus cita l'Ufo bar sulla Litornaea di Salerno tra i dieci gioielli abbandonati

L'Ufo Bar sulla litoranea
L'Ufo Bar sulla litoranea
di Claudia Bonasi
Domenica 13 Agosto 2023, 06:10 - Ultimo agg. 09:29
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C’è anche l’Ufo Bar, lo strano unidentified (in questo caso not flyng) object in litoranea a Salerno, tra le 10 opere architettoniche menzionate da Domus, la prestigiosa rivista che dal 1928 è un riferimento per architetti, professionisti del settore e designer. Il magazine, che racconta e studia le avanguardie dell’architettura e del design, nell’ultimo numero, ha pubblicato un interessante articolo su “Architetture abbandonate in Italia: dieci costruzioni oggi in disuso ma che non devono essere dimenticate - Un viaggio attraverso i sogni interrotti e gli edifici abbandonati al proprio destino: dalle architetture autoriali dimenticate ai casi più clamorosi sui media”, a firma di Gerardo Semprebon. Tra le 10 case-history c’è l’Ufo Bar, l’avveniristico tennis bar/night club, disegnato dall’architetto Giovanni Giannattasio negli anni 70: una sfera bianca, con oblò trasparenti, che divenne uno spazio aperto al divertimento, alla musica, allo sport, fino a quando non vi apposero i sigilli per motivi giudiziari. In tanti lo ricordano per i due campi da tennis e il “muro” contro il quale era possibile allenarsi da soli, ma anche per le serate di musica, in cui l’acustica, modificata dalle pareti tonde della struttura, era particolare.

A vederlo oggi, in disuso da anni, è difficile immaginarlo come punto di riferimento per attività ludiche e ricreative, ma il destino di certe strutture a volte è segnato da avvenimenti che ne cambiano la destinazione, fino al totale abbandono. Come sottolineato nell’editoriale di Domus 1066, Jean Nouvel (architetto francese, colto e raffinato, che venne a Salerno nel 2007, per ridisegnare il futuro dell’ex Pastificio Amato, progetto che poi non verrà realizzato) scriveva che «le architetture, come gli esseri viventi, sono troppo spesso irresponsabilmente abbandonate, dimenticate o sfruttate.

Perché un’architettura duri negli anni, bisogna poterla conservare viva, per permetterle di adattarsi alle situazioni del momento…. Immaginando di tracciarne l’identikit, una serie di connotati risultano ricorrenti. Si tratta di manufatti dal forte carattere espressivo, in molti casi disegnati sui tavoli di celebri interpreti dell’architettura del Novecento, spesso destinati ad usi straordinari, e spesso testimoni di un cambiamento sociale che li ha inizialmente portati in auge per poi scaricarli una volta esaurita l’utilità, ovvero una volta scoccata la data di scadenza». Ecco, forse per l’Ufo Bar il tempo è davvero scaduto. Resta lo sfregio della decadenza in una litoranea che ha ancora un bel da fare per diventare un quartiere satellite vivo, degno della città. 

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