«Il simpatico chitarrista», scrive l’autrice della lettera, ricordando Edoardo. Eugenio, invece, viene definito «Il suonatore di fisarmonica dal visetto dolce e malinconico». Per finire, Giorgio è descritto come «Il piccolo ometto che suona due strumenti e canta all'Aurelio Fierro». Poi la signora si augura di rivedere presto quei tre ragazzi, che con la loro musica hanno saputo donarle ore di serenità, riportandola a un tempo che credeva aver dimenticato del tutto.
Un cimelio tirato fuori dal baule dei ricordi di famiglia che risale a un’epoca in cui Edoardo aveva 12 anni, Eugenio 11 e Giorgio solo 9, ma evidentemente il loro destino era già segnato. Infatti, negli anni Settanta tutti e tre avrebbero intrapreso la carriera musicale: Edo “il rinnegato” sarebbe diventato uno dei maggiori esponenti del rock italiano; il più tradizionlista Eugenio si sarebbe dedicato alla musica popolare; mentre Giorgio, dopo aver tentato di lanciarsi come cantautore con un’apparizione a Sanremo, dove si presentò adottando il cognome della madre, Zito, per evitare di sfruttare la celebrità dei fratelli maggiori, ha continuato a lavorare nel campo delle sette note come autore e discografico. Col senno di poi, si può dire che l’autrice di quella lettera, che si firma Ernestina Illeiano, c’aveva visto giusto, elogiando il talento musicale di quei tre ragazzini ascoltati in una casa di Bagnoli in viale Campi Flegrei 55. Un indirizzo che vent’anni dopo sarebbe diventato mitico.