Juan Jesus, è una stagione da incubo al Napoli

Dopo il caso di razzismo solo prestazioni negative

Juan Jesus
Juan Jesus
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Giovedì 11 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:05
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La stagione dello scontento ha travolto Juan Jesus. Ora che il Napoli torna ad assomigliare a una squadra, colpiscono le amnesie continue del brasiliano là in difesa. Per carità, l’uomo è un gigante, un Achille dei nostri tempi: aver messo spalle al muro Acerbi e il calcio italiano, aver lottato per veder condannato l’interista tutto da solo, lo ha ormai tramutato in una icona anti-razzismo. Ma qui parliamo d’altro, di campo più banalmente. E delle sua cadute una dietro l’altro. Dentro i vari fotogrammi delle ultime partite, c’è tutto. C’è Jesus che arranca con al suo fianco Koopmeiners, ci sono i sui errore nei gol di Scamacca e Miranchuk, e poi anche in quello di Djuric a Monza. Il dopo-Inter è stato spietato, quasi angosciante. Emerge un anno orribile, con la sua corsa che spesso appare piena di pesi, in ritardo fisico, con il passo impacciato. Momenti che raccontano tante cose: perché Jesus sta facendo una cosa che non doveva fare. Perché non doveva essere lui il titolare, doveva aiutare e sostenere la crescita di Natan, non prenderne il suo posto. Ha rinnovato fino al 2025, perché a 32 anni non si sente lo zio di nessuno. Ma era la riserva di Kim Min-jae, senza che dentro la parola “riserva” si nasconda un senso di inferiorità. E prima ancora lo era di Kalidou Koulibaly. E nei due anni precedenti, con la Roma, in tutto aveva giocato 9 partite di campionato. Eppure, all’improvviso, dopo 4 anni da panchinaro, si è ritrovato a guidare la difesa più forte che c’è (o meglio, che c’era). Ha fatto di necessità, virtù. Senza tirarsi indietro. Ma la difesa fa acqua e lui sembra il perno debole. Calzona lo difende a spada tratta: «Non sono i difensori il problema, ma l’intera fase difensiva». Vero. Dopo lo 0-3 con l’Atalanta ha preso i mediani (e Raspadori) e ha mostrato il primo gol bergamasco di Miranchuk in cui tutti era colpevolmente spettatori. Un delirio di critiche. In questi giorni Calzona sta provando a perfezionare i meccanismi là dietro a Castel Volturno. Un lavoro costante e incessante: due ore di allenamento al giorno. Anche in questi giorni di vigilia pre-Frosinone. 

Il posto 

Il posto resta il suo, Juan Jesus non si tocca. Calzona non è il tipo da mettere da parte i suoi fedelissimi: ieri non si è allenato, ma per domenica recupera. Se è a posto fisicamente, nessun dubbio, giocherà lui. Calzona non lo ha processato, non è nel suo stile puntare il dito sui singoli: gli errori sono collettivi. Però il flop di Jesus preoccupa: troppo spesso appare un giocatore sfasato, che inciampa nello sgomento difensivo azzurro. Dopo Cagliari, fu costretto a staccare i commenti social per i troppi insulti.

Una brutta abitudine del tifosi quella di andare fuori dalle righe. Esagerando. Ma è evidente che Jesus sta facendo troppo di più di quello che negli ultimi tempi è abituato a fare. D’altronde, lo dicono le statistiche: con 7 giornate ancora da giocare, è già a 1’759 minuti di presenze in campionato. Bisogna risalire alla stagione 14/15, quando era all’Inter per trovarlo su questo minutaggio. E alla fine del campionato. Ora, con un mese e mezzo di partite, stupiscono le 20 presenze: Mazzarri e Calzona non ne hanno mai fatto a meno. L’arrivo di Natan gli ha di fatto regalato un elisir di eterna giovinezza: nell’anno dello scudetto, si è fermato a 929 minuti. E l’anno prima, sempre con Spalletti allenatore a 1.279 minuti. Poca roba rispetto ai numeri accumulati in questa annata dove mai si è tirato indietro. Doveva essere una riserva, invece è un titolare intoccabile. Solo nei primi anni all’Inter ha “scavallato” i 2.300 minuti. Chissà se ha pesato il caso Acerbi, certo sono due gare in cui è il peggiore in campo. E quando cade lui, trascina dietro anche gli altri. 

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