Asidep, lavoratori in piazza: a rischio 56 posti green

L'impresa pubblica di depurazione non riesce a pagare i dipendenti

I lavoratori della Asidep
I lavoratori della Asidep
di Alessandro Calabrese
Venerdì 19 Maggio 2023, 09:26
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Dopo circa 7 mesi di trattative che non hanno portato a nulla di concreto, oggi si ferma la depurazione industriale in Irpinia. I 56 lavoratori dell'Asidep, infatti, incroceranno le braccia e daranno vita ad uno sciopero generale del comparto sui 7 impianti gestiti in Irpinia. Del resto, in tanto tempo e davanti ad una situazione così grave, non è stata ancora trovata una soluzione per sostenere la partecipata dell'Asi ormai vicina al fallimento, come in precedenza è avvenuto per Cgs, per pagare i suoi dipendenti e provvedere alle spese per tutto quanto necessita l'attività.

Ciò nonostante il servizio fornito produca un utile importante. Incassi che, però, vengono incamerati dal Consorzio per lo sviluppo delle aree industriali che stornano all'Asidep solo 70mila euro al mese, insufficienti anche a pagare gli stipendi. La manifestazione di protesta è stata indetta dai sindacati di categoria Fiom Cgil, Fismic-Confsal, UilM e Ugl Metalmeccanici per chiedere garanzie alla politica e alle istituzioni locali su lavoro, salario e futuro. Il corteo partirà da via Tagliamento, all'altezza della sede del Partito Democratico, e raggiungerà piazza Libertà per effettuare un sit-in tra la Prefettura e la Provincia.

Indice puntato contro i vertici di Asi, Asidep e lo stesso ente di Palazzo Caracciolo, protagonisti principali dei tavoli con la curatela fallimentare e l'amministratore unico di IrpiniAmbiente, società in house dell'amministrazione provinciale che sarebbe dovuta subentrare nel fitto del ramo d'azienda dell'ex Cgs. Tutte le mediazioni volte a riequilibrare le risorse derivanti dal servizio svolto da Asidep, tra quest'ultima e l'Asi, però, non sono andate a buon fine, così come le richieste di un impegno economico maggiore all'ente di piazza Libertà.

Da qui lo stallo che negli ultimi tempi ha visto aprirsi spiragli anche per i privati.

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Almeno tre, finora, le proposte ufficiali di imprenditori del settore che hanno cercato di entrare nella gestione approfittando dell'assoluta incapacità dei protagonisti della vicenda di raggiungere un'intesa che salvaguardasse un asset prezioso per l'Irpinia. Adesso, però, è il momento di azzerare tutto e impostare nuovamente un percorso che tuteli servizio e lavoratori. Questa l'idea dei sindacati. «Si è arrivati all'esasperazione afferma il segretario della Fiom, Giuseppe Morsa - qualcuno deve assumersi la responsabilità del fatto che in 10 anni non si è riusciti a mettere in piedi un piano diverso. Mentre altrove, in Italia, si valorizzavano condizioni e servizi per lo sviluppo dell'industria qui si è pensato solo ad interessi di parte e le nostre 13 aree industriali non sono state migliorate minimamente. Per anni l'Asi di Avellino è stato il bancomat di una certa classe politica». Ma adesso come se ne esce? Per il segretario della Fiom «si devono creare i giusti presupposti coinvolgendo anche gli industriali in una soluzione che non sia umiliante per i lavoratori ma di equilibrio e sostenibilità economica e ambientale. D'altra parte, le entrate ci sono, basterebbe solo ridistribuirle. Ecco perché dal mio punto di vista il servizio può restare pubblico. La soluzione è in capo alla classe dirigente locale ma se costoro non sono capaci di trovare una quadra ne prendano atto. E poi decidano se vogliono continuare a fare queste brutte figure pur di continuare a prendersi lo stipendio».


Qualche stoccata, in particolare, Morsa la riserva a Vanni Chieffo, presidente del cda Asidep che proprio dalle colonne de "Il Mattino" ha accusato i sindacati di essere stati quanto meno distratti in questa vicenda. «Probabilmente Chieffo non lo rammenta spiega il sindacalista - ma nel passaggio da Cgs ad Asidep i sindacati hanno fatto in modo di ridurre da 71 agli attuali 56 i lavoratori e abbassare il monte salari. Piuttosto da quando è stato nominato lo si è visto molto poco e quando c'era litigava costantemente con il presidente dell'Asi, Pasquale Pisano. Idee e posizioni diverse pur appartenendo entrambi al Pd. Così come divergenze si sono palesate con il vertice della Provincia Rizieri Buonopane. Non accettiamo lezioni da chi è figlio di questo sistema di incarichi politici: lui ne ha collezionati una bella sfilza».
 

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