Autoriciclaggio ed evasione, tre anni a De Cesare: si chiude il processo Sidigas

Gli avvocati della difesa: "Impugneremo la sentenza"

Autoriciclaggio ed evasione, tre anni a De Cesare: si chiude il processo Sidigas
Autoriciclaggio ed evasione, tre anni a De Cesare: si chiude il processo Sidigas
di Alessandra Montalbetti
Martedì 19 Dicembre 2023, 09:11
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Arriva la condanna per Gianandrea De Cesare a 3 anni e 4 mesi di reclusione. Inflitti due mesi in meno rispetto alla richiesta avanzata dal pubblico ministero Vincenzo Russo, che aveva chiesto 3 anni e 6 mesi di reclusione per l'ex patron dell'Avellino calcio. La condanna è stata inflitta dal gup del tribunale di Avellino, Giulio Argenio al termine dell'abbreviato al quale era stato ammesso De Cesare. L'ex patron dell'Avellino calcio, era finito a processo con le accuse di autoriciclaggio, false comunicazioni sociali e omesso versamento dell'Iva e sottrazione fraudolenta.

Una condanna che arriva a distanza di quasi tre anni per una serie di ricorsi presentati ed eccezioni sollevate dai legali di Gianandrea De Cesare, dall'emissione della prima misura cautelare: un sequestro preventivo di circa 97 milioni di euro nel 2019, ridotto a giugno scorso a 26 milioni di euro e confermato all'esito della sentenza di primo grado. L'ultima misura cautelare fu disposta nel maggio scorso dopo la dichiarazione di incompetenza territoriale del tribunale partenopeo dove era approdata l'inchiesta. Ma il tribunale di Napoli, dopo un anno di ulteriori indagini effettuate sulla contabilità della Sidigas.com srl ed Enerimpianti srl, evidenziò i reati di autoriciclaggio, omesso versamento dell'iva e false comunicazioni sociali compiute su Avellino. Dunque rinviò gli atti agli uffici di Piazzale De Marsico.

La procura irpina iscrisse nuovamente nel registro degli indagati Gianandrea De Cesare difeso dagli avvocati Claudio Mauriello e Olindo Preziosi, nonché Bruno Del Vecchio difeso dall'avvocato Massimiliano Moscariello (scomparso e per il quale venne emessa la sentenza di non doversi procedere per intervenuta morte del reo).

Gianandrea De Cesare in qualità di legale rappresentante ed amministratore di diritto e di fatto di tutte le società riconducibili al gruppo Sidigas Spa. Mentre Del Vecchio in qualità di amministratore delegato (nominato il 19/12/2012 ed in carica per la durata di tre anni) nonché in qualità di consigliere, di presidente del consiglio di amministrazione ed amministratore delegato rispetto alla Sidigas spa.

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Gli inquirenti contestavano ai due imputati, il trasferimento di circa 72 milioni di euro dai conti correnti della Enerimpianti srl in favore della società S.S.F. Scandone Spa, Giada servizi aerei srl, servizi integrati srl, U.S. Avellino 1912 srl. Intanto per quanto riguarda il mancato pagamento dell'Iva relativa all'annualità 2013 era già maturata la prescrizione. Inoltre nel luglio scorso Gianandrea De Cesare rispose alle domande dell'allora gip Fabrizio Ciccone, del pubblico ministero Vincenzo Russo e degli avvocati. Cercò di respingere le accuse mosse nei suoi confronti dalla procura di Avellino e di chiarire la sua posizione. Gianandrea De Cesare specificò che «sull' unico conto corrente, gestito da Enerimpianti, confluivano le entrate sia di Sidigas Com che di Sidigas Spa, ma sul conto venivano predisposti anche i pagamenti e dunque sia i creditori, sia lo Stato avrebbero potuto facilmente recuperare le somme».

Quindi le operazioni che ad avviso della pubblica sarebbero state inesistenti. Accusa che respinse con fermezza presentando anche una serie di documenti. Davanti al gup dell'epoca (Fabrizio Ciccone, prima del cambio con il giudice Giulio Argenio) fornì anche dei chiarimenti sugli investimenti pubblicitari effettuati dalla Scandone. «Le somme destinate alla pubblicità sono tornate in termini di immagini e di nuovi contratti, infatti in quegli anni abbiamo registrato circa 100mila nuovi utenti». Ora i legali di Gianandrea De Cesare che hanno chiesto l'assoluzione per il loro assistito sono pronti ad impugnare la sentenza di condanna inflitta in primo grado dal tribunale di Avellino, presentando appello.
 

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