Due anni di coronavirus: 61mila positivi
502 morti. Il 15% degli Irpini con il Covid

Due anni di coronavirus: 61mila positivi 502 morti. Il 15% degli Irpini con il Covid
di Gianluca Galasso
Lunedì 7 Marzo 2022, 08:33
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La pandemia compie due anni in Irpinia. Era il 7 marzo del 2020 quando si registrò il primo caso di contagio da Covid-19 ad Ariano Irpino. La comunità provinciale piombò in un incubo, finendo due giorni dopo a restare chiusa in casa in un clima surreale. Un compleanno triste, in considerazione di 48 mesi vissuti tra il dramma dei decessi, le spallate all'economia, le numerose attività che hanno chiuso battenti, la paura. Che ancora non passa. Ma si guarda ai mesi prossimi con maggiore speranza. Anche se la prudenza non va archiviata. In questi due anni, gli irpini contagiati in base ai dati dell'Asl di Avellino sono stati 61.614 contagiati, in pratica il 15,3% della popolazione residente in provincia di Avellino.

E purtroppo in 502 hanno perso la vita a causa del virus. Gli attuali positivi sono 6.961. Tale bilancio porta a pensare che quasi tutti agli abitanti siano entrati in contatto con il Covid-19. Sicuramente saranno sfuggite al tracciamento tante persone che sono state aggredite dal virus senza saperlo perché del tutto asintomatiche. L'infezione dal 2020 è enormemente cambiata, spiega il direttore del Servizio di Epidemiologia e Prevenzione (Sep) dell'Asl di Avellino, Gaetano Morrone, da due anni in trincea nella lotta contro il nemico invisibile.

L'infezione ha già dato modo di esprimere le sue caratteristiche stagionali evidenzia Morrone - C'è da attendersi, con la avanzata dei mesi primaverili ed estivi, una riduzione dell'incidenza dei casi. Allo stesso tempo, l'infezione ha dimostrato di potersi alimentare in maniera sotterranea, quando tornano le occasioni di incontri nei locali al chiuso. Quindi, il contagio si ripresenterà con l'autunno e l'inverno. Ma, secondo il direttore del Sep, provocherà minori problemi a chi sarà infettato.

Il successivo andamento riprende Morrone - ripercorrerà i canoni delle classiche virosi respiratorie stagionali, ma con un'espressione clinica più contenuta. Il dirigente dell'Azienda sanitaria di via degli Imbimbo analizza l'andamento della pandemia dal 2020 a oggi: Nella fase di esordio, da marzo e fino al 31 maggio, abbiamo avuto in provincia 544 casi, perlopiù localizzati. La stragrande maggioranza si è registrata nella zona dell'arianese e dei comuni limitrofi. In quel periodo abbiamo contabilizzato, purtroppo, 57 morti. L'indice di letalità sui casi accertati è stato, dunque, del 10,05%. Parliamo di casi accertati perché abbiamo modo di ritenere che, a causa della scarsa diffusione di mezzi diagnostici, un'altra parte di infetti sia passata in forma misconosciuta. E ancora. La seconda ondata è stata bifasica: si è verificata a novembre e a marzo, contando circa 16.500 casi. La riduzione di incidenza nei mesi di dicembre e gennaio è stata anche frutto di misure di contenimento di misure nazionali. A Natale c'erano forti limitazioni, un lockdown morbido.

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La letalità è scesa all'1,3%. E stiamo parlando di epoca pre-vaccinale. Ma già nell'autunno si sapeva come affrontare la patologia, con cure mirate. Poi, Morrone fa il punto sulla situazione attuale per completare la sua analisi: Abbiamo quindi la fase post-vaccinale da dicembre fino ai nostri giorni con l'altro picco epidemico e con oltre 38mila casi. La letalità è allo 0,7%. Si è praticamente dimezzata. Fortunatamente non c'è stato un impegno delle strutture sanitarie, nonostante i numeri elevati aggiunge il direttore del Sep - Anche questo è un segnale importante della campagna vaccinale che non si esplica solo nell'assenza dell'infezione, ma anche nella diminuzione della letalità e dell'ospedalizzazione. Ora bisogna guardare al futuro, a ciò che accadrà, a quale gestione si andrà incontro nei prossimi mesi. Il 31 marzo finirà lo stato d'emergenza e si passerà ai mezzi ordinari. E' probabile ipotizza Morrone - che il richiamo della quarta dose ci sarà. Anzi, avremo una vaccinazione stagionale. Diventerà ordinaria. Di sicuro non ci liberemo facilmente di questo virus. Comunque sarà meno cattivo, secondo le previsioni del direttore del Servizio di Epidemiologia e Prevenzione dell'Asl. Ci troveremo di fronte a un adattamento tra ospite e agente infettivo. Per Gaetano Morrone sono stati due anni in prima linea. Un periodo davvero complicato, anche dal punto di vista personale. E' stata un'esperienza per alcuni versi devastanti dice - Abbiamo avuto contatto con tutti quelli che erano i sentimenti delle persone: angoscia, paura, disperazione.
 

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