«Commercio e famiglie in ginocchio. Contro il caro-vita, i commercianti di Avellino sono pronti ad abbassare le saracinesche. È giunta l'ora di reagire e dire basta». Il volantino segna la rivolta dei negozianti del capoluogo, che parte da viale Italia. Campeggia, da ieri mattina, sulla vetrina di decine di attività del centro. Dal negozio di abbigliamento, che lo espone accanto all'ennesima targhetta di un capo a prezzi super-stracciati, alla bottega del salumiere, amaro biglietto da visita che preannuncia un carrello della spesa sempre più oneroso. Ma ieri, da viale Italia a scendere, e a macchia di leopardo in più zone della città, il volantino che chiama anche l'amministrazione comunale ad una riunione per decidere il da farsi fissata per il 6 ottobre alla chiesa di San Ciro lo si ritrovava all'ingresso delle attività più disparate: dal parrucchiere all'agenzia immobiliare, dal bar al fruttivendolo.
A dimostrazione di una crisi che non risparmia più nessuno, non si registrano distinguo. A lanciare la nuova iniziativa di protesta e sensibilizzazione è stato, ieri, da un gruppo di commercianti della parte ovest di Avellino, rappresentato da Carmine Gaeta, coiffeur che non ce la fa più: «I rincari dell'energia e del gas, ma anche delle materie prime che ci servono nei nostri negozi o che mettiamo in vendita, sono ormai sproporzionati. - dice - I commercianti stanno già chiudendo è la sua sveglia perché non ce la facciamo più a stare aperti.
La polveriera, insomma, è già esplosa. Senza che fosse necessario arrivare all'inverno per scoprire quanto sia insostenibile andare avanti a queste condizioni. Ovviamente, col freddo e il maltempo la situazione può solo peggiorare. Così c'è chi già pensa non valga più la pena lavorare anche di pomeriggio. Il fruttivendolo all'angolo di San Ciro è tra questi: «Qui pensiamo di cominciare ad aprire solo per mezza giornata. In questo modo, sicuramente risparmieremmo soldi. Perché una cosa è certa aggiunge -: tenere su la saracinesca senza guadagnare non ha senso». Ma è un cane che si morde la coda: «Già adesso ammette - non abbiamo più potere di acquisto per comprare la merce. Qui, ormai, non si fa più niente». Giovedì alle 16, dunque, si aprirà ufficialmente un altro fronte di protesta in città. Che si aggiungerà a quello già caldo dei panificatori. Terminata l'estate dei record, che se non altro ha visto sorridere le attività di somministrazione bar e ristoranti in primis - il commercio di Avellino torna alla triste realtà. E si prepara, con le spalle strette e le armi spuntate di chi da anni è nella trincea della recessione, ad affrontare quella che è probabilmente la crisi economica più dura del nuovo millennio.