Tiziana Morandi, Condannata la «mantide» della Brianza: drogò anche un irpino

Nella rete di Tiziana Morandi anche un 27 irpino drogato e rapinato come altri nove uomini

Tiziana Morandi
Tiziana Morandi
di Valentina Rigano
Venerdì 8 Dicembre 2023, 10:37 - Ultimo agg. 15:20
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La sua vittima più giovane un 27enne di Avellino. Sedici anni e cinque mesi di reclusione è la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Monza per Tiziana Morandi, la brianzola di 48 anni ormai nota come la «mantide della Brianza», finita a processo con l'accusa di aver raggirato, narcotizzato e derubato almeno nove uomini, allo scopo di derubarli.

La donna, in carcere a San Vittore dal 2022, secondo il suo avvocato Angelo Leone non sarebbe però in grado di sostenere il giudizio, tanto da aver già pronto il ricorso in Appello. Fredda, calcolatrice e spietata da un lato, affetta da un disturbo psichico e incapace di sostenere il processo dall'altro. Questi i due differenti volti della «mantide brianzola», dipinti rispettivamente da accusa e difesa, la prima delle quali ha avuto la meglio al termine del processo di primo grado che è però solo il primo step di un caso probabilmente destinato a trovare spazio nelle aule di Tribunale ancora a lungo. Durante il dibattimento, l'accusa, il fascicolo di inchiesta è a firma del pm Carlo Cinque e del collega Marco Santini, ha descritto l'agire della donna con estrema chiarezza. Attraverso Facebook la 48enne prendeva contatti con uomini, preferibilmente anziani, cui dava appuntamento con il pretesto di un servizio massaggi e, una volta stabilito il contatto, li drogava mettendo benzodiazepine nei loro drink.
Poi li derubava di orologi, denaro e carte di credito.

In tutto sono nove quelli caduti nella sua «rete», tra cui il più giovane, un 27enne di Avellino, e un 83enne lombardo, il più anziano, molti dei quali hanno cercato di non testimoniare a processo.

Quando i carabinieri sono arrivati a casa della donna a seguito di una denuncia, hanno trovato alcuni dei monili rubati, due flaconi di delorazepam e uno di sedivitax che, secondo gli investigatori, l'imputata si è procurata utilizzando falsi certificati medici.
Testimone chiave al processo è stato il suo ex fidanzato, che la credeva neuropsichiatra infantile e che, a seguito di uno dei suoi «trattamenti» a un presunto cliente, lo ha dovuto riaccompagnare a casa perché totalmente incapace di guidare. La donna si è sempre difesa respingendo le accuse, affermando che quegli uomini da lei volessero «qualcosa di più», fatto che secondo il suo legale è stato documentato in alcuni casi. Oltre a ciò, per l'avvocato della difesa è «necessaria la perizia psichiatrica negata per la quale mi sono battuto e che riproporrò in sede di Appello - ha spiegato - perché la signora forse non è nemmeno capace di stare in giudizio, oltre a non essere capace di intendere e volere».

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Secondo il legale, subentrato a una collega nelle ultime fasi processuali è necessario anche «valutare in maniera più oggettiva le dichiarazioni delle persone coinvolte». Morandi, ha spiegato Leone «ha subito un intervento chirurgico al timo, connesso a problemi psichici, soffre di crisi epilettiche ed è sotto cura farmacologica - ha proseguito - e la sua salute è incompatibile con il carcere, lo scritto lo stesso medico di San Vittore». Nei tempi previsti per legge sono attese le motivazioni alla sentenza, «solo allora si potranno fare ulteriori considerazioni», ha concluso il difensore.

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