Coronavirus, sequestrata la salma
del funzionario regionale morto al Cotugno

Coronavirus, sequestrata la salma del funzionario regionale morto al Cotugno
di Katiuscia Guarino
Martedì 28 Luglio 2020, 12:00
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È stata sequestrata la salma di Amato Acocella per permettere di eseguire l'autopsia fissata per dopodomani. È stata aperta un'inchiesta sul travaglio ospedaliero che ha dovuto patire il 63enne irpino, funzionario della Regione Campania, deceduto qualche giorno fa all'ospedale Cotugno di Napoli. Inchiesta che ieri ha fatto registrare nuovi provvedimenti dopo il tragico epilogo di un calvario per il 63enne cominciato mesi addietro, con i primi ricoveri al Fucito di Mercato San Severino per un intervento chirurgico. Poi una serie di complicazioni, altri problemi che avevano imposto il trasferimento al Ruggi di Salerno. E qui i problemi sono proseguiti. Non solo. Nel corso delle settimane trascorse nei reparti degli ospedali salernitani è subentrata anche la positività al Covid. Ma il Coronavirus con il decesso del 63enne non ha nulla a che vedere. Acocella aveva superato e sconfitto il nemico invisibile già alcune settimane fa. Le cause della morte sono altre. E che qualcosa non abbia funzionato durante il calvario ospedaliero ne è convinta la famiglia del funzionario della Regione. Tanto che già a fine maggio, era stata presentata denuncia attraverso il loro legale di fiducia, Costantino Sabatino. Di qui, l'acquisizione dei documenti e delle cartelle cliniche nei nosocomi di Mercato San Severino e Salerno. Ieri mattina anche al Cotugno di Napoli.
 

 

Il 63enne aveva sconfitto il virus da quasi due mesi, ma era ancora ricoverato nel reparto Covid del Ruggi. La chiusura di quella unità aveva determinato il trasferimento al Cotugno, anche se era ormai negativo al Coronavirus. Insomma, non era più infetto da diversi giorni. Nel presidio napoletano, dove era giunto in condizioni critiche, era stato subito intubato e assistito nella terapia intensiva. Fino al tragico epilogo dell'altro giorno che ha gettato nello sconforto i familiari. Che ora, ancor di più, vogliono vederci chiaro su quanto accaduto durante i periodi di degenza nei vari nosocomi. L'avvocato Sabatino ricostruisce la vicenda. E spiega che lo scorso anno Acocella ha iniziato ad avere problemi di salute. «È stato quindi sottoposto a un intervento all'ospedale di Mercato San Severino, che era stato programmato tempo prima. In seguito a questo intervento sono iniziati i problemi evidenzia il legale -. Ha subito, successivamente, altre due operazioni chirurgiche. Poi si sono aggiunti la febbre e i sintomi riconducibili al Coronavirus. Il Covid è stato diagnosticato lo scorso 6 aprile, quando era già ricoverato presso il nosocomio di Mercato San Severino. Nell'arco di quindici giorni aveva superato l'infezione ed era guarito dal virus». Prima del 6 aprile, era risultato sempre negativo ai tamponi eseguiti. Insomma, il Covid-19 non è stato il suo principale problema di salute. «A fine aprile ha avuto un arresto cardiaco ed è entrato in coma. Di qui, il ricovero al Ruggi e poi al Cotugno riprende l'avvocato - La famiglia a fine maggio ha presentato un esposto, indicando tutti i nominativi dei medici con i quali ha avuto contatti il loro congiunto e le strutture ospedaliere». È così scattata un'inchiesta da parte della Procura di Nocera Inferiore e una decina di giorni dopo l'avvocato è stato contattato dai carabinieri della cittadina salernitana per fornire ulteriore documentazione. Successivamente, sono state acquisite le cartelle cliniche nei due ospedali salernitani e ieri anche al Cotugno. La famiglia non vuole che si archivi la vicenda come una morte Covid.

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