Covid ad Avellino, riconversione congelata
al Landolfi: tensione sindaci-manager

Covid ad Avellino, riconversione congelata al Landolfi: tensione sindaci-manager
Giovedì 22 Ottobre 2020, 09:12 - Ultimo agg. 14:49
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Un passo indietro sull'immediata riconversione del Landolfi di Solofra in Covid Hospital. Si apre uno spiraglio a margine dell'incontro in videoconferenza, convocato ieri mattina dal prefetto Paola Spena, tra i sindaci di Montoro, Girolamo Giaquinto, Serino, Vito Pelosi, e Solofra, Michele Vignola, e Renato Pizzuti, direttore generale dell'Azienda ospedaliera Moscati (subentrata all'Asl nella gestione del plesso).

Le parti hanno deciso di aggiornarsi a oggi, sempre da remoto, per discutere le proposte avanzate dai primi cittadini che si oppongono alla trasformazione della struttura che accogliendo i degenti Covid sarebbe svuotata di tutte le sue funzioni (con lo stop obbligato alle attività di Medicina e Chirurgia, Ginecologia e Pediatria). «Abbiamo chiesto dice Vignola che tutti i degenti Covid siano gestiti ad Avellino: la Regione ha disposto l'attivazione di 103 posti complessivi all'Azienda ospedaliera Moscati: 20 di terapia intensiva, 31 di semintensiva e 52 di degenza ordinaria». Dunque, oltre ai 49 presenti nel Covid Hospital ne servono altri 54: di questi 18 saranno attivati nel reparto di Malattie infettive (una decina sono già in uso) e gli altri 36 presumibilmente al Landolfi: «Come seconda proposta, abbiamo avanzato quella di utilizzare l'ex ospedale Maffucci che è in disuso da anni ma prima di essere chiuso era stato ristrutturato», informa sempre Vignola.

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«Infine prosegue come estrema soluzione c'è quella di adibire solo il terzo piano dell'ospedale di Solofra alla degenza Covid in modo da non compromettere l'attività degli altri reparti».

Pizzuti si sarebbe mostrato scettico rispetto a tutte e tre le proposte e avrebbe accettato di partecipare al vertice di questa mattina solo su pressione del prefetto: «Da parte della direzione strategica del Moscati continua a mancare trasparenza», attacca il sindaco di Solofra. «Pizzuti non è mai entrato nel merito della questione. E a tante domande non ha saputo dare risposte. Da parte nostra, abbiamo dimostrato che i posti letto ad Avellino ci sono. Inoltre, Solofra continuando a essere ospedale no-Covid, come nella prima fase dell'emergenza, sgraverebbe la città ospedaliera della gestione dei pazienti non complessi».

Intanto, da ieri sono in servizio alla città ospedaliera gli ortopedici del Landolfi.

Infatti, l'altro giorno è stata trasmessa una disposizione al responsabile del reparto Antonio Laverde nella quale la direzione strategica informava di avere «identificato il plesso di Solofra per ospitare i pazienti Covid paucisintomatici», ovvero quelli con sintomi inferiori di numero e di minore intensità rispetto al consueto, comunicando lo spostamento del personale medico di Ortopedia da Solofra ad Avellino.

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Una circolare che sembrava mettere la parola fine alla disputa. Poi il passo indietro. Presunto o reale, lo si saprà in giornata. Sulla vicenda interviene il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Vincenzo Ciampi che si schiera al fianco dei sindaci. «L'ospedale di Solofra - sostiene l'esponente pentastellato - vive una difficoltà a causa dell'annunciato smantellamento di reparti per far posto alle zone covid. Ariano, Solofra, Sant'Angelo dei Lombardi: piccoli ospedali essenziali per l'assistenza in territori complessi, difficili da raggiungere o con aree industriali limitrofe, sottoposti ad un rifacimento in corsa per aprire spazi covid. Si trascura così l'esigenza di assicurare i livelli di assistenza in aree periferiche (lo stop ai ricoveri e agli interventi in elezione è la norma)». Quindi l'appello alla direzione strategica: «Si ascoltino le amministrazioni locali, si tenga conto che si può operare utilizzando ordinatamente la palazzina covid del Moscati di Avellino, abbandonando la politica della parcellizzazione dei reparti Covid sul territorio».

Infine, più in generale, sull'emergenza che preoccupa l'intera provincia: «Si impegni ogni risorsa possibile per fornire ai medici di base innanzitutto i dispositivi di protezione personale. Si acceleri sull'inserimento di personale nelle terapie intensive. Insieme all'ordine dei medici si studi la nuova politica della costruzione di una barriera che consenta di sostenere le famiglie in quarantena gli ammalati che non necessitano di ricovero e le operazioni di tracciamento». Insomma, conclude Ciampi, «serve coordinamento tra i dipartimenti di prevenzione, medicina territoriale e socio assistenziale». 

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