L'ospedale Landolfi di Solofra è covid free. Dalla struttura, di competenza dell'Azienda ospedaliera Moscati di Avellino, sono stati dimessi gli ultimi tre contagiati, trasferiti nel Covid Hospital della città ospedaliera. Adesso dovrebbe riprendere una parte dell'attività ordinaria, destinando il nosocomio della cittadina conciaria alla lungodegenza. Il condizionale, però, è d'obbligo. E comunque una simile prospettiva non soddisfa le aspettative della popolazione. Tanto è vero che i sindaci del comprensorio - Michele Vignola (Solofra), Vito Pelosi (Serino) e Girolamo Giaquinto (Montoro) questa mattina, in videoconferenza, si confronteranno con il direttore generale del Moscati Renato Pizzuti.
Ancora troppi i dubbi sul futuro del Landolfi, il cui pronto soccorso è chiuso da marzo dell'anno scorso e la cui attività è stata, in pratica, sospesa per realizzare l'area-covid.
Si richiama, inoltre, il contenuto di una disposizione dell'Unita di crisi regionale: «Le Aziende sanitarie pubbliche dovranno mantenere operative le Aree temporaneamente costituite e strutturalmente dedicate ai pazienti Covid, per far fronte ad eventuali nuove fasi epidemiche e poter disporre, nel caso di nuovi incrementi di contagi, di strutture già attrezzate, fermo restando la possibilità di utilizzo del personale dedicato». Tenuto conto di ciò è stata chiesta «la programmazione del trasferimento dei pazienti Covid ricoverati presso la Medicina del Landolfi presso la palazzina ex Alpi e, contestualmente, il temporaneo utilizzo di detti posti letto per pazienti no Covid cronici stabili prevenendo in tal modo improvvise situazioni di sovraffollamento dei reparti di emergenza, sempre possibili». Le parti sociali si mobilitano. Temono il rischio chiusura. La richiesta di un incontro urgente è della Fp Cgil. «Siamo profondamente preoccupati si legge in una nota - per la futura organizzazione sanitaria pubblica sul territorio provinciale. Siamo stati educati osservatori quando la direzione strategica ha deciso di destinare quasi l'intera struttura alla degenza covid. Ma, ora, alla luce del fortuito decremento dei ricoveri covid, siamo preoccupati per la sorte del Landolfi».
Il Nursind sottolinea la necessità di rafforzare l'assistenza territoriale altrimenti il pronto soccorso di Avellino potrebbe collassare: «Il sovraffollamento che si sta verificando in questi giorni era ampiamente prevedibile», dice Michele Rosapane, segretario aziendale del Nursind. «Il 21 dicembre scorso abbiamo inviato una lettera alla direzione strategica per chiedere interventi organizzativi urgenti al fine di contrastare l'iperafflusso che si sarebbe registrato nelle successive settimane. Avevamo chiesto di potenziare innanzitutto l'organico infermieristico e socio sanitario ma purtroppo fino a oggi ciò non è avvenuto». L'iperafflusso che si sta verificando in questi giorni è legato all'accesso in pronto soccorso di pazienti anziani con patologie croniche che andrebbero gestiti sul territorio: «Purtroppo nella nostra provincia la medicina territoriale, dopo anni di tagli, è del tutto assente e non risponde ai bisogni assistenziali degli utenti».