«La Doc Campania è ancora un foglio bianco. Ogni cosa sarà decisa in maniera collegiale, ma su un aspetto non ho dubbi: rappresenta una grande opportunità di crescita per le aziende e per il territorio». A parlare è l'assessore regionale all'Agricoltura, Nicola Caputo, che prova a fare chiarezza sulla vicenda dell'istituzione di una Doc per i vini regionali che da qualche settimana sta animando il dibattito in Irpinia. «La nostra -spiega- è una regione che produce vini di qualità, ma non certo in grandi quantità e il successo di tali vini, fino ad oggi, è stato determinato dalle forza delle aziende che hanno trascinato vitigni e territorio». Il ragionamento messo in campo, dunque, «è finalizzato ad offrire un plus alle imprese, come avviene in altre parti d'Italia e del mondo».
Venendo ai dati emersi dal rapporto Nomisma sul posizionamento dei vini campani, «la verità -dice Caputo- è che siamo percepiti poco come regione e quindi, così come avvenuto in Francia decenni fa e in altre parti d'Italia più di recente, abbiamo immaginato di semplificare la Doc.
Un tema importante, per l'assessore, è legato all'esistenza di tante piccole denominazioni sul territorio. «Questo aspetto è stato positivo perché ha consentito il mantenimento di un sistema territoriale e delle tradizioni, ma, purtroppo, non si è trasformato in un valore aggiunto per le imprese». Adesso, perciò, «c'è la necessità di razionalizzare gli interventi», ma senza, sia chiaro, «fare danno ad alcuna altra Doc». La discussione, nel merito, deve ancora svilupparsi. «La Campania Doc al momento è un foglio bianco da riempire. Abbiamo costituito un comitato promotore, di cui fanno parte una ventina tra produttori, presidenti di consorzi e rappresentanti di associazioni di categoria, e al suo fianco c'è un comitato tecnico, costituito da persone che definiranno la proposta che poi sarà discussa, limata e perfezionata». Per ragionare, saranno promossi incontri in tutte le province.
Si comincerà a fine luglio a Benevento e si proseguirà a partire da settembre con Avellino, Caserta, Napoli e Salerno: «In quelle occasioni -spiega- raccoglieremo tutte le informazioni per capire quali sono le criticità e quali i punti di forza». Quanto alle preoccupazioni espresse da più parti sul territorio irpino, invece, «non c'è alcun motivo -afferma- perché il processo virtuoso messo in campo parte dal basso e nessuno, tanto meno l'assessore regionale, può scrivere il disciplinare e farlo accettare». In definitiva, per Caputo, questo processo potrà aiutare «soprattutto le piccole imprese» che, allo stato, «non hanno la forza di un proprio brand sui mercati internazionali». Allo stesso tempo, però, «consentirà alle grandi aziende di associare la forza del brand al proprio».
Su un aspetto, l'esponente della giunta De Luca vuole essere assolutamente chiaro: «Qui non c'è alcuna voglia di ignorare le istanze provenienti dal basso, ma voglia di fare. Ci prenderemo tutto il tempo necessario per approfondire ogni aspetto della questione e migliorare quella che considero una pagina storica per la viticoltura campana». Infine, un passaggio sulla questione del nome della varietà inserito in etichetta. «Si deciderà strada facendo -sottolinea-, anche se, personalmente, almeno per alcuni vitigni, penso ad esempio alla Falanghina, sono favorevole. Tuttavia, lo ribadisco, si deciderà insieme con tutti gli operatori».