Iia, fumata nera a Roma pronto un tavolo di crisi

A vuoto il presidio dei lavoratori

La vertenza
La vertenza
di Michele De Leo
Sabato 10 Febbraio 2024, 10:15
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La presa di posizione di sindacati e lavoratori, le mancate risposte del Governo. Il presidio dei dipendenti della Industria Italiana Autobus nei pressi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy produce il minimo risultato auspicabile.

Una delegazione viene ricevuta da una funzionaria del Dicastero di via Molise che ascolta le istanze di sindacati, addetti e istituzioni annunciando, esclusivamente, una possibile nuova convocazione del tavolo di crisi per la seconda metà del mese di marzo. Un'altra magra consolazione per i dipendenti della Industria Italiana Autobus è rappresentata dalla conferma che la verifica delle manifestazioni di interesse per l'ingresso nel capitale sociale è ancora in corso. Nessuna decisione è già stata assunta: il Ministero ha avviato le determinazioni dal punto di vista della sostenibilità finanziaria dei soggetti interessati a rilevare le quote della società specializzata nella produzione di autobus per il trasporto pubblico. Troppo poco, tanto che la mobilitazione prosegue e lo stato di agitazione viene confermato.

Il risultato positivo dell'ennesima giornata di lotta è rappresentato dall'altissima adesione allo sciopero proclamato dai sindacati e dalla massiccia partecipazione alla manifestazione di Roma: sono oltre cento gli addetti dello stabilimento di valle Ufita che partono, alle prime luci dell'alba, dal piazzale antistante la fabbrica irpina. Con loro, arrivano nella Capitale il presidente della Provincia Rizieri Buonopane, il primo cittadino di Grottaminarda Marcantonio Spera ed il vice sindaco di Mirabella Raffaella D'Ambrosio.

Un minicorteo porta i lavoratori nei pressi di via Molise, dove arrivano i colleghi di Bologna.

Dal Dicastero c'è la disponibilità a ricevere una delegazione con i rappresentanti nazionali e territoriali delle organizzazioni sindacali, il presidente Buonopane ed il sindaco Spera. La dirigente del Ministero delle Imprese e del Made in Italy ascolta con attenzione le richieste provenienti dal territorio: il mantenimento di una partecipazione pubblica nella società, magari attraverso la conferma di entrambi gli attuali azionisti, Invitalia e Leonardo, l'apertura ad un privato serio, solido che presenti un piano industriale credibile e attuabile, la condivisione di ogni decisione con le parti sociali attraverso la convocazione del tavolo di crisi istituito presso lo stesso Dicastero.

«Chiediamo di essere consultati - evidenziano, attraverso una nota i segretari di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Fismic ed Ugl metalmeccanici - prima che sia assunta ogni determinazione, per poter conoscere i piani industriali e poter esprimere il punto di vista dei lavoratori».

I sindacati rivendicano «un piano di rilancio credibile, che deve prevedere il proseguimento dell'attività in entrambi gli stabilimenti». «Era importante essere presenti - evidenzia il presidente della Provincia Buonopane al termine del confronto presso il Ministero - per far sentire la voce dell'Irpinia. La vertenza della Industria Italiana Autobus non è la vertenza di un'azienda, ma di un intero territorio. Il Ministero deve ascoltare le rivendicazioni di sindacati e lavoratori rispetto alla necessità che il pubblico non abbandoni questa società. Va bene la possibile cessione di quote azionarie, ma è fondamentale che il Governo individui un privato che voglia realmente fare industria in provincia di Avellino».

Le prossime settimane saranno, dunque, cruciali per il futuro dell'unica società italiana specializzata nella produzione di autobus per il trasporto pubblico. «Solo in Italia - chiosa il segretario della Uilm Gianluca Ficco - poteva accadere che un'azienda pubblica, impegnata nella produzione di autobus per il trasporto pubblico, potesse andare in crisi. La vertenza della Industria Italiana Autobus è la dimostrazione della debolezza di sistema del nostro Paese, come se lo Stato non sapesse parlare con se stesso. Continueremo questa lotta nell'interesse non solo dei lavoratori, ma della collettività, che deve avere un'industria nazionale che produce mezzi per il trasporto pubblico».

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