La battaglia delle sorgenti, no ai privati il consiglio comunale contro De Luca

Mozione contro l'ipotesi di una società per gestire le risorse

La battaglia delle sorgenti, no ai privati il consiglio comunale contro De Luca
La battaglia delle sorgenti, no ai privati il consiglio comunale contro De Luca
di Rossella Fierro
Lunedì 2 Ottobre 2023, 08:42 - Ultimo agg. 09:39
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L'Irpinia dice no alla privatizzazione delle reti della grande adduzione campana.
Un chiaro segnale che arriva dal territorio direttamente all'attenzione del presidente della Regione, Vincenzo De Luca.
Via libera all'unanimità in consiglio comunale alla mozione dei gruppi di minoranza, presentata dal capogruppo di App, Francesco Iandolo, con cui si impegna l'amministrazione ad opporsi, istituzionalmente, alla gara a doppio oggetto deliberata dalla giunta regionale per affidare le reti che trasferiscono la risorsa idrica sui territori ad una società mista pubblico privata.

Il nuovo sistema di servizio idrico integrato, "Grande Adduzione Primaria di Interesse Regionale", istituito ad agosto dal governo regionale, comprende anche l'Acquedotto della Normalizzazione che distribuisce le acque delle sorgenti di Cassano Irpino e di Montemarano, la cui gestione è stata trasferita al demanio idrico regionale.
L'assise comunale, con i voti di maggioranza e opposizione, chiede di fare un passo indietro e di tutelare la pubblicità della risorsa idrica.

Una battaglia portata in aula anche su impulso del comitato provinciale "Acqua bene comune-Aspettando Godot" che esprime la sua soddisfazione: «la mozione approvata impegna l'amministrazione comunale e il sindaco a sollecitare la Regione affinché provveda alla costituzione di una società a totale partecipazione pubblica per la gestione della Grande Adduzione Primaria di Interesse Regionale.

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La scelta della società mista agevola il processo di privatizzazione della gestione della risorsa idrica e favorisce l'ingresso delle grandi imprese nazionali e delle multinazionali».
Una privatizzazione che, sottolineano ancora dal comitato, non lascerebbe indenne l'Irpinia «considerando che nella Grande adduzione è compresa anche la condotta che distribuisce le acque delle sorgenti di Cassano Irpino. In questo modo la Regione vanificherebbe anche la lotta fatta per mantenere pubblica la gestione dell'acqua nella nostra provincia e gli sforzi fatti per la salvezza dell'Alto Calore».
L'invito, adesso, è rivolto agli altri consigli comunali della provincia ad approvare la stessa mozione e attivarsi affinché la Regione cambi indirizzo.

E tra i banchi del consiglio regionale, anche Vincenzo Ciampi ha sollevato la questione con un'interrogazione indirizzata al Presidente De Luca. L'esponente irpino del Movimento cinque stelle ricorda che «Regione Puglia e Acquedotto Pugliese hanno già impugnato davanti al Tribunale delle acque la delibera di istituzione del Sistema di grande adduzione primaria di interesse regionale ritenendo illegittima l'attribuzione della gestione delle acque e delle opere ingegneristiche di prelievo e di adduzione delle sorgenti di Cassano, realizzate negli anni 50 dalla Cassa per il Mezzogiorno e oggetto di concessione settantennale all'Acquedotto Pugliese, che la Regione Campania ha previsto per sé stessa».

Insomma, oltre a mettere in pericolo la gestione pubblica delle reti idriche, questa la linea di Ciampi, la svolta privatistica dell'amministrazione De Luca sarebbe in contraddizione con l'accordo storico raggiunto con la Puglia esattamente un anno fa secondo il quale la Campania, avendo ottenuto un ristoro per l'acqua trasferita, riconosce di fatto all'Acquedotto pugliese la titolarità della concessione a estrarre e gestire l'acqua dalle sorgenti irpine necessaria a servire i territori di Puglia e Basilicata.
Per questo il consigliere dei Cinque stelle chiede di sapere se l'istituzione del sistema di Grande adduzione primaria di interesse regionale «sia in linea con la normativa in materia di concessioni di grandi derivazioni tra Regioni o abbia sconfinato, invece, in materie di esclusiva competenza dello Stato e se possa mettere in discussione l'accordo quadro per la regolamentazione del trasferimento idrico tra Campania e Puglia».
 

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