Si dovranno attendere almeno una decina di giorni per ascoltare la 47enne di Aiello del Sabato, in carcere per aver segregato in casa la figlia 21enne legata alla rete del letto e alla ringhiera con delle catene.
Dopo che l'altro ieri è saltato l'interrogatorio, perché la donna secondo quanto riferito dal suo avvocato Francesco Buonaiuto non era nelle condizioni di poter fare dichiarazioni, sarà proprio il difensore a chiedere al giudice l'interrogatorio. Ascoltato dunque solo il padre della ragazza segregata che è indagato per gli stessi reati della moglie: maltrattamenti, lesioni aggravate e sequestro di persona, oltre ad essere stato raggiunto da un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e divieto di avvicinamento alle persone offese. Dunque, la sua posizione è al vaglio degli investigatori. Potrebbe anche aggravarsi a breve con un altro tipo di provvedimento. Lui - secondo l'accusa - in quanto genitore avrebbe avuto l'obbligo di difendere l'incolumità della figlia e anche dell'altra che ha denunciato i fatti, e impedire quelle terribili condotte da parte della moglie.
Accertamenti della anche sul percorso di assistenza che la famiglia della ragazza vittima aveva intrapreso alcuni anni fa.
Il racconto della 21enne è raccapricciante. Ha trascorso gli ultimi tre anni «come una bestia», dice nel terribile e doloroso racconto. Quando nel pomeriggio di sabato scorso i Carabinieri hanno bussato alla porta e l'hanno liberata, lei ha detto: «Grazie per avermi liberata». E ancora. «Vi supplico di non riportarmi a casa. Mia madre ha sempre detto che se fosse venuta fuori la verità avrebbe ucciso me e chiunque mi avesse aiutato, per cui temo davvero che possa far del male a me e a mia sorella».