La storia di Rossella Crescitelli: «Da Avellino alla Svezia, così faccio ricerca per curare i tumori»

La ricercatrice ha avuto un finanziamento di 6 milioni di corone dal governo svedese

Rosselle Crescitelli
Rosselle Crescitelli
di Marco Festa
Domenica 19 Novembre 2023, 10:05
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Ha ottenuto un finanziamento da sei milioni di corone svedesi per approfondire la sua ricerca sul ruolo degli esosomi, nanoparticelle coinvolte nella crescita e nella diffusione del cancro: si chiama Rossella Crescitelli, ha 38 anni e si è diplomata al Liceo Scientifico Mancini di Avellino. La città dove è nata è cresciuta. Nell'aprile del 2012 ha salutato l'Italia e si è trasferita in Svezia dove ha inventato e sviluppato un sistema per isolare le nanoparticelle dal tessuto tumorale premiato dal Consiglio svedese della ricerca. Festa grande a Göteborg quando la notizia ha raggiunto il Sahlgrenska Center per la ricerca sul cancro dove la professionalità della dottoressa Crescitelli è stata apprezzata e valorizzata. Nel Dipartimento di Scienze Cliniche il passo dalla siringa alla sciabola per stappare lo champagne è stato breve: «Quando ho ricevuto la notizia ero al telefono con il mio capo, il professor Roger Olofsson Bagge. Quando gli ho detto che avevo ricevuto il sussidio ha riattaccato il telefono ed è corso in laboratorio con questa gigantesca bottiglia».

Ora Crescitelli potrà assumere altri ricercatori con cui studiare il ruolo degli esosomi nel microambiente tumorale: «Cercherò di far luce sui meccanismi che controllano la crescita e la diffusione del cancro attraverso lo studio degli esosomi.

L'obiettivo è contribuire allo sviluppo di metodi per le diagnostica e il trattamento di vari tipi di cancro». Nanoparticelle circa centomila volte più piccole di un millimetro potrebbero dare un contributo gigantesco alla ricerca: «Ho inventato e sviluppato un nuovo sistema per isolarle dal tessuto tumorale. Le utilizzerò per studiare lo sviluppo del tumore isolandole da metastasi rimosse chirurgicamente da pazienti con melanoma maligno. Sto anche sviluppando un meccanismo attraverso cui "coltivare" sottili strati di tessuto canceroso e sano per studiare gli effetti delle nanoparticelle in vivo».

Sembra un sogno, ma a ricordare che è tutto vero ci sono anni di lavoro e sacrifici: «Mi sono laureata a Napoli nel 2010 e mi sono trasferita a Novara per conseguire il titolo di dottore di ricerca presso l'Università del Piemonte Orientale. Dopo un anno avevo perso fiducia e stimoli. Ero costantemente alla ricerca di altri ricercatori con cui confrontarmi e in un gruppo Facebook di esperti lessi l'annuncio di colui che sarebbe diventato uno dei miei mentori, il professor Jan Lötvall: cercava dei post-doc. Io neppure lo ero ancora, ma gli scrissi comunque. Era il 31 dicembre 2011. Mi rispose nel giro di cinque minuti. Il tempo di leggere il mio scarno curriculum e non ebbe incredibilmente dubbi: mi disse che potevo raggiungerlo in Svezia. Più facile a dirsi che a farsi. Fortuna volle che venne a Novara per tenere un seminario e si prese la briga di convincere la mia professoressa a farmi trasferire per quattro mesi in Svezia. Quei quattro mesi sono diventati un anno e mezzo. Ho conseguito il dottorato nel 2014 e sono tornata in Svezia. Stavolta per rimanerci».

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In Svezia Rossella ha messo su famiglia: ha conosciuto e sposato Roberto, architetto brianzolo; messo alla luce la sua primogenita Alessia, che ora ha 6 anni, e suo fratello Claudio di 5. Un altro mondo, un'altra vita: «In Italia ero frustrata dal dover lavorare in un posto dove nessuno era esperto di esosomi senza la possibilità di confrontarmi e di imparare da altri. Quando si è presentata la possibilità di trasferirmi in Svezia mia madre Eliana e mio padre Rodolfo non hanno avuto dubbi nel dirmi di fare le valigie e partire. Non smetterò mai di essergli grata». Lavoro ma anche welfare. «Solo per fare alcuni esempi, sono garantiti 480 giorni di maternità. Se non ne usufruisci hai tempo fino al compimento del dodicesimo anno di età dei ragazzi per poterne godere. Per gli uomini sono obbligatori almeno tre mesi di paternità». Eppure quando si parla di Italia i suoi occhi si illuminano: «L'Italia manca ed è il Paese più bello del mondo, ma se si pensa di incentivare la ricerca e i ricercatori con tre anni di fondi del Pnrr, senza garantirne un futuro, allora capisco che non avrei potuto fare diversamente». 

 

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