Lo stadio della discordia il gelo dopo i lucchetti

Bocche cucite da parte del club. Il Comune: non è uno sfratto

Lo stadio della discordia il gelo dopo i lucchetti
di Marco Ingino
Domenica 11 Giugno 2023, 11:01
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Blindato lo stadio con i lucchetti, resta blindato anche l'Avellino: nessuna parola, nessun commento dal club come ormai è prassi da quando è terminato il campionato che ha visto i lupi neppure lottare ai play off. È gelo tra il patron D'Agostino e il sindaco Festa. È un unicum nella storia della città che il Comune metta alle porte - è il caso di dire - la società di calcio. Tante volte le convenzioni per l'impianto sportivo non sono state rinnovate, ma mai si era arrivati alla scelta drastica di piazzare i lucchetti sui cancelli dello stadio.

La storiella del presidente di turno che reputa alti i canoni dello stadio comunale è vecchia esattamente quanto l'ormai vetusto "Partenio" costruito da Costantino Rozzi, inaugurato il 16 dicembre del 1970 e ribattezzato nel 2010 con il secondo nome di "Lombardi".

Un arco di tempo di quasi 53 anni compreso tra il pomeriggio del calcio di inizio di Avellino-Brindisi, gara finita 0 a 0 sotto gli occhi del commendator Antonio Sibilia e dell'allora sindaco Antonio Aurigemma, e il «cordiale rientro in possesso del bene» operato venerdì scorso dal sindaco Gianluca Festa.

«Nessuno sgombero e nessuno sfratto sono stati disposti ai danni dell'Us Avellino - ha puntualizzato in una nota il primo cittadino. Semplicemente, dopo aver tentato la strada di un avviso pubblico andato deserto, l'ente ha la necessità di rientrare in possesso dell'impianto sportivo». La vicenda, però, esattamente come per il passato intreccia gli interessi della politica con quelli del pallone. Interessi che gli occhi dei tifosi osservano dall'angolazione sportiva, mentre quelli dei politici, soprattutto di coloro che siedono tra i banchi dell'opposizione, vanno a scrutare dalla prospettiva dei conti messi in bilancio ed evidenziati perennemente dal colore rosso. Colore che, quasi sempre con mediazione e tatto, ha lasciato il posto al biancoverde nell'interesse della squadra che rappresenta la città e la provincia. Negli anni d'oro del calcio irpino, ad esempio, ci fu chi in consiglio comunale provò timidamente a ipotizzate compensazioni con alcuni lavori edili concessi all'imprenditore edile Antonio Sibilia. Nell'epoca in cui iniziò la decadenza, invece, la politica venne a sua volta accusata di aver taciuto troppo intorno a ciò che Elio Graziano, presidente che atterrava in elicottero sul Partenio B, faceva nella sua fabbrica a Rione Ferrovia. Un alveo tanto naturale, quanto misterioso, di dinamiche amministrative e sportive che, ad inizio degli anni 90, portò un colosso come la Bonatti a dividersi, nel giro di qualche chilometro, tra la gestione della squadra caduta in serie B e la costruzione dell'arteria che conduce alla città ospedaliera e allo stesso Partenio.

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Strade diverse sono state seguite a partire dai primi anni del duemila con scontri, confronti, compensazioni e riappacificazioni come nell'era di Massimo Pugliese. All'epoca, dopo la promozione in B, lo stadio necessitava di interventi urgenti e dell'installazione dei tornelli. Di quei lavori si fece carico il comune dell'allora sindaco Giuseppe Galasso. Una spesa ingente affrontata con un mutuo del credito sportivo le cui rate sono, di riflesso, ricadute sui futuri canoni di fitto e gestione. Una sorta di peccato originale con cui hanno dovuto fare i conti i discendenti Walter Taccone, Gianandrea De Cesare e Angelo D'Agostino. Tre presidenti accomunati dallo stesso problema: mensile alto, spese di manutenzione e difficoltà nella compensazione dei lavori eseguiti. Problema annoso finito di riflesso sulle scrivanie dei sindaci Paolo Foti, Vincenzo Ciampi e Gianluca Festa.
A quest'ultimo, che nell'interesse dell'Avellino calcio finito sull'orlo del fallimento toccò nel marzo del 2020 quasi implorare "l'amico Angelo D'Agostino" a rilevare il club dalle mani del duo Izzo-Circelli, è l'altro ieri toccato il compito di far rispettare la legge e rientrare "cordialmente" in possesso dello stadio preannunciando un rincaro delle tariffe per il fitto.

Scelta lecita almeno quanto quella dell'amico imprenditore di Montefalcione che, ieri nel giorno del suo compleanno, ha giustificato ad amici e tifosi la scelta di non partecipare ad un bando ritenuto eccessivamente caro. Ad indurlo a disertare la gara, però, sarebbe stata pure l'amarezza per l'eccessiva burocrazia che fa fatica a riconoscergli le spese per la manutenzione, nonché le polemiche dell'opposizione che vorrebbe addirittura fargli pagare i canoni dell'era Pugliese. Riflessioni che saranno probabilmente oggetto di una imminente conferenza stampa da parte del patron in cui potrebbe anche annunciare l'intenzione di fittare lo stadio solo in occasione delle gare e della rifinitura. Soluzione tampone che, percorrendo la via del dialogo, sindaco e presidente dell'Us Avellino hanno ancora possibilità di scongiurare nell'interesse di comune e club. In fondo questa diatriba, politicamente, sportivamente ed economicamente, a chi conviene?

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