Irpinia, il contagio nelle fabbriche:
«Troppi ritardi nei tamponi agli operai»

Irpinia, il contagio nelle fabbriche: «Troppi ritardi nei tamponi agli operai»
di Michele De Leo
Mercoledì 4 Novembre 2020, 08:06
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Sono inaccettabili i ritardi accumulati dalla Azienda sanitaria per effettuare i tamponi nasofaringei dei contatti stretti di lavoratori risultati positivi al Covid. Il segretario della Fiom Cgil Giuseppe Morsa punta l'attenzione sull'incremento dei contagi da coronavirus che non risparmia i lavoratori del comparto manifatturiero e chiede maggiore solerzia e collaborazione da parte delle istituzioni, in primis della Asl che spesso lascia soli per giorni i contatti di operai contagiati dal Covid . Quindi, sollecita l'avvio di uno screening generale che vada oltre le aree geografiche ma avvenga per categorie: con le scuole chiuse e molti lavoratori pubblici in smart working sarebbe opportuno avviare una campagna di tamponi nasofaringei sugli addetti delle società private, in primis magari quelli del comparto metalmeccanico.

Del resto, nelle varie aziende irpine continuano a registrarsi nuovi casi: sono ben nove, quattro dei quali raggiungevano il posto di lavoro a bordo di un'unica vettura, gli operai positivi alla Salvagnini, tre alla Cms di Morra de Sanctis mentre si registra un nuovo caso allo stabilimento di valle Ufita della Industria Italiana Autobus.

Morsa mostra apprezzamento per il rigoroso rispetto dei protocolli anti Covid da parte delle aziende la fabbrica non è il luogo del contagio, i lavoratori contraggono il Covid all'esterno - anche se lamenta l'impossibilità di effettuare un monitoraggio nelle realtà minori, quelle in cui il sindacato non è presente. Sarebbe auspicabile aggiunge il numero uno della Fiom Cgil la convocazione del Comitato provinciale Covid 19 da parte della Prefettura, al fine di realizzare un monitoraggio generale e puntuale.

Un'ipotesi quest'ultima che non viene respinta dal presidente degli industriali Giuseppe Bruno, il quale, però, non condivide il pensiero di Morsa sulle realtà più piccole e non sindacalizzate: opportuno l'allarmismo ma non questo distinguo. Nessuna azienda o realtà produttiva ha interesse a non rispettare il protocollo anti Covid. Bruno auspica un atteggiamento più collaborativo da parte delle organizzazioni sindacali, evidenziando che l'aggressività è utile solo nei confronti di chi non rispetta le regole. Il presidente non nasconde una certa preoccupazione ed evidenzia come la situazione non può essere sottovalutata, anche se non si può essere integralisti. Registriamo casi all'interno delle strutture sanitarie, sarebbe inimmaginabile poter avere le fabbriche immuni: è fondamentale la gestione del caso che deve avvenire con razionalità, nel rispetto dei protocolli, assicurando l'isolamento del lavoratore contagiato, la sanificazione delle aree in cui ha operato e la messa in quarantena dei contatti diretti.

Il presidente di Confindustria concorda con il segretario della Fiom Cgil sulla necessità di eseguire un monitoraggio costante all'interno delle aziende attraverso test rapidi e sierologici, mentre giudica impensabile effettuare uno screening di massa attraverso il tampone nasofaringeo. Effettuarlo a tutti i lavoratori per verificare la presenza di eventuali asintomatici al fine di metterli in isolamento aggiunge sarebbe l'ideale. Viene, però, da chiedersi se sia fattibile realizzare e processare 40mila tamponi in pochi giorni per le sole maestranze irpine in una regione che giornalmente ne effettua tra i 12mila ed i 13mila. Spesso, come in questo caso, i desiderata e le soluzioni ottimali si scontrano con le criticità burocratiche e organizzative: siamo arrivati impreparati alla seconda ondata dopo aver nascosto, per settimane, la polvere sotto il tappeto.

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