Scuole chiuse ad Avellino, in classe
21 giorni in un anno: «Prima la salute»

Scuole chiuse ad Avellino, in classe 21 giorni in un anno: «Prima la salute»
di Gianni Colucci
Domenica 23 Maggio 2021, 00:09 - Ultimo agg. 10:18
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In un anno ventuno giorni soltanto di lezioni nelle scuole superiori ad Avellino città. E il sindaco di Avellino reitera ancora per sette giorni la sua decisione. Scuole schiuse fino a sabato prossimo. Teme per il covid, possono portare infezione in città i troppi pendolari. Intanto il Codacons ha presentato un esposto in procura ed è scattata l’inchiesta. Ipotesi di reato: interruzione di pubblico servizio. 

Nemmeno per le quinte classi c’è stata la possibilità di fare di più in vista degli esami di Stato. Lezioni soltanto con didattica a distanza. 

Il sindaco di Avellino Gianluca Festa teme che i pendolari portino il contagio in città (l’80 per cento di chi frequenta le Superiori viene dall’hinterland) e ha deciso di sacrificare l’istruzione sull’altare della immunità. In sostanza, il primo cittadino ritiene che non andare a scuola sia una misura di profilassi. E non rileva la contraddizione che le elementari e le medie siano regolarmente aperte in città mentre le Superiori anche in comuni vicinissimi ad Avellino come Atripalda, Montoro e Solofra accolgano regolarmente gli allievi.

«Io sono stato eletto per difendere la salute dei cittadini - dice Festa - e quindi mi assumo la responsabilità di questa scelta. Anzi, visto le che l’esame di maturità si svolgerà in presenza voglio garantire che si arrivi a quella data nelle migliori condizioni di sicurezza possibili per i nostri figli».

Festa cancella cosi le scelte fatte in tutta Europa in nome di dati epidemiologici che lui ritiene validi e porta a sostegno della sua ordinanza, rinnovata di settimana in settimana. L’ultima: chiusura fino al prossimo 26 maggio.

Il sindaco che non è nuovo agli scontri istituzionali, gioca anche sul fatto che i dati specifici richiesti all’Asl non sono mai arrivati. Ciò non permette di avere un quadro puntuale sui contagi e sulle percentuali di infetti. E dei richiami del prefetto non fa stima. In passato gli scontri avevano riguardato un assembramento a cui egli stesso aveva partecipato con relativa multa perché era senza mascherina e successiva opposizione al provvedimento. Poi aveva dipinto a colori arcobaleno le strisce pedonali, ignorando la sanzione comminata dalla Stradale. 

Festa ritiene che i pendolari siano vettori di contagio senza tema di smentita. La particolare situazione del capoluogo, con una forte concentrazione di istituti scolastici superiori, comporta che ogni giorno in tempi normali arrivino 5.802 allievi dalla provincia in città sui complessivi 8.426 che frequentano gli istituti superiori. Troppi per Festa. Che spiega: «In provincia ci sono più contagi che in città, quindi non ci sono le condizioni per riaprire». 

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Matteo Marchetti, vice presidente nazionale del Codacons nei giorni scorsi è stato ascoltato dalla polizia giudiziaria in procura. Il rappresentante dell’Associazione dei consumatori è stato convocato dopo la sua denuncia per omissione di atti d’ufficio e interruzione di pubblico servizio presentata la settimana scorsa contro il sindaco di Avellino.

«È l’unico caso in Europa dove le scuole non hanno riaperto in presenza - dice Marchetti-. Crediamo che la Procura, tra l’altro su fatti notori, non possa non intervenire, abbiamo sollecitato anche la Prefettura di Avellino». Marchetti si era rivolto anche al presidente del Consiglio Mario Draghi con un appello.

«Stiamo facendo accertamenti», ha confermato il procuratore della Repubblica Domenico Airoma. Ora lo stesso sindaco di Avellino ma anche i dirigenti del servizio epidemiologia dell’Asl di Avellino saranno sentiti dagli inquirenti.

Anche il prefetto di Avellino era intervenuto sulla vicenda: «Abbiamo predisposto un’organizzazione dei trasporti per consentire il viaggio in sicurezza e assicurare, come dicono le norme, ad almeno il 50% degli allievi delle Superiori di stare in classe», dice Paola Spena, a capo dell’ufficio di governo ad Avellino.

«Il provvedimento del sindaco - dice Spena - non è in linea con le indicazioni del governo, della Regione e dell’Asl. Tuttavia le scelte del sindaco, motivate da ragioni sanitarie, impediscono alla prefettura di impugnare in qualsiasi modo l’atto. Vedo comunque una certa acquiescenza di genitori e studenti che in altre occasioni avevano adito il tribunale amministrativo». 

Il prefetto conferma che in sostanza soltanto i genitori degli allievi delle scuole chiuse possono rivolgersi al Tar. «Ci sarebbe carenza di motivazione anche se fossimo noi a chiedere al Tar la sospensiva», conferma Marchetti del Codacons.

«Anziché parteggiare nella polemica tra le famiglie dei ragazzi, l’amministrazione avrebbe dovuto darsi da fare per mettere gli istituti in sicurezza», dice Francesco Iandolo, consigliere comunale di opposizione. Iandolo solleva una questione che completa il ragionamento del sindaco: se si teme il contagio allora le scuole non sono in sicurezza. 

«Le scuole elementari e medie hanno reagito bene - è il parere del consigliere comunale dei Cinque Stelle, Ferdinando Picariello - il fatto che ogni tanto spunti qualche caso e segua qualche chiusura dimostra che il sistema è organizzato per isolare il contagio. Allora perché chiudere ancora?». Ad Avellino la Festa continua. 

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