Spedizione punitiva, interrogati
i tre indagati già ai domiciliari

Spedizione punitiva, interrogati i tre indagati già ai domiciliari
di Alessandra Montalbetti
Giovedì 26 Maggio 2022, 08:39 - Ultimo agg. 13:36
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Spedizione punitiva contro Claudiu Micovschi: i tre indagati hanno risposto a tutte le domande del gip Fabrizio Ciccone, nel corso dell'interrogatorio di garanzia svoltosi ieri mattina. I tre giovani, sottoposti agli arresti domiciliari, Edoardo Antonio Iannuzzi, Francesco Pace e Diego Ardito - tutti e tre incensurati ma già destinatari di Daspo - hanno precisato di «non aver avuto nessuna intenzione né di compiere una rapina, né di umiliare il calciatore dell'Avellino, era una mera protesta calcistica». Inoltre «l'incontro con il giocatore e i tre indagati è stato casuale in quanto in quella giornata la vittima non aveva giocato e dunque non poteva essere considerato come responsabile dell'eliminazione».

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I difensori dei tre, Nicola D'Archi, Gaetano Aufiero e Fabio Tulimiero hanno chiesto la revoca della misura e si attende la decisione del Gip. Intanto gli agenti della Digos hanno identificato anche la ragazza, una 24enne avellinese, che sarebbe stata presente all'aggressione compiuta dai tre componenti del tifo organizzato dell'Us Avellino. I reati contestati dal pubblico ministero Vincenzo Toscano sono rapina aggravata, violenza e minaccia, nei confronti del giocatore 23enne dell'Us Avellino. Quest'ultimo venne bloccato, minacciato e fatto spogliare dopo la sconfitta casalinga con il Foggia costata l'eliminazione dai playoff lo scorso 4 maggio. I tre dopo aver bloccato la Q5 sulla quale viaggiava Micovschi gli avrebbero urlato: Non sei degno di indossare la maglia dell'Avellino per poi strattonarlo ripetutamente e colpirlo per ben due volte con dei pugni. Secondo la ricostruzione degli uomini della Digos della questura di Avellino, la sera dello scorso 4 maggio, dopo il match perso 2-1, frange ultras si erano concentrate all'altezza della Tribuna Terminio dello stadio Partenio con l'obiettivo di raggiungere la porta carraia per contestare i giocatori. Il tentativo venne però sventato dalla polizia. Calmati gli animi, i calciatori, alla spicciolata, riuscirono a lasciare lo stadio in auto. Poco dopo, però, gli agenti della Digos furono informati dell'aggressione a Micovschi. Le indagini, scattate immediatamente, consentirono di recuperare un video dei sistemi di sorveglianza grazie al quale è stato possibile ricostruire l'accaduto: in quattro, tra cui una donna, insieme con altri ultras, in corso di identificazione, si sarebbero resi protagonisti di una vera e propria spedizione punitiva. Volarono offese pesanti, minacce e anche violenze fisiche conclusesi con l'ordine eseguito dalla vittima di spogliarsi dei colori sociali dell'Avellino. Quella stessa notte un altro giocatore venne inseguito da una vettura riconducibile a uno dei tre indagati. Il difensore di uno degli indagati, l'avvocato Gaetano Aufiero, al margine degli interrogatori di garanzia ha precisato che «non vi è stato un ingiusto profitto materiale, tanto meno la volontà di umiliare il giocatore, in quel gesto vi era solo la volontà di porre in essere una contestazione calcistica. I giovani sono particolarmente provati». Analoga considerazione esposta dall'avvocato Fabio Tulimiero: «I fatti per quanto gravi, andrebbero comunque riqualificati dando la giusta lettura all'episodio, in quanto non vi era la volontà di impossessarsi del bene». L'avvocato Nicola D'Archi si è soffermato su quanto già fatto dai tre giovani per rimediare al comportamento tenuto la sera del 4 maggio: «Hanno già chiesto scusa al giocatore e hanno provveduto anche a risarcirlo, dimostrando che volevano solo mettere in atto una protesta».

Intanto dopo l'identificazione della ragazza, le indagini continuano al fine di individuare altri giovani che avrebbero avuto un ruolo preciso nell'azione criminosa compiuta ai danni del calciatore.

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