Summer festival ad Avellino: «Commissione sui costi, c'è poca trasparenza»

Per i live bruciati già 150mila euro ma il budget noto è a quota 480mila

La presentazione della kermesse
La presentazione della kermesse
di Rossella Fierro
Martedì 1 Agosto 2023, 12:48
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Un'operazione trasparenza sui costi del Summer Festival. E' quanto l'opposizione consiliare si appresta a chiedere all'amministrazione alla vigilia dell'avvio del cartellone di oltre 50 eventi che accompagnerà l'agosto degli avellinesi. Rosa Chemical, Geolier, Tananai, Achille Lauro, Coma Cose, Cugini di Campagna, sono solo alcuni dei nomi più popolari, per la maggior parte protagonisti dell'ultimo Festival di Sanremo, scritturati dal sindaco, Gianluca Festa, e dall'assessore agli eventi, Stefano Luongo, per un festival, così viene definito dal Palazzo, che verrà pagato quasi per intero con fondi comunali da un ente in predissesto.

Il costo complessivo dell'operazione non è ancora noto, ma sindaco e assessore in più occasioni hanno ribadito che si tratta di un investimento per la crescita economica della città.

L'impressione è che la calda estate festiana sfiorerà il milione di euro. Il budget del Poc della Regione, 150mila euro, è già stato abbondantemente assorbito dalle spese accessorie del festival. Le poche cifre rese note raggiungono già i 480mila euro, in pratica l'intero capitolo di bilancio dedicato al Ferragosto. E la minoranza, pur condividendo la necessità di organizzare un po' di iniziative per attirare persone in città, va all'attacco sulla mancanza di trasparenza.

Per Luca Cipriano, consigliere Pd, «come al solito rileviamo una vena di opacità. Non si conosce una sola cifra né fonte di finanziamento di un cartellone che, ipotizzo, possa raggiungere i 700mila euro. Una spesa mai sostenuta in passato, di cui vogliamo avere perfetta contezza. Se c'è stato intervento di sponsor privati Festa dica a quanto ammonta e come sono stati selezionati». L'ex presidente del Teatro riconosce all'assessore agli eventi «un impegno nell'aver saputo intercettare una varietà ampia di gusti musicali, basando la scelta degli artisti sulle tendenze del momento. Ma questo cartellone, su cui non c'è stata alcuna possibilità di confronto in commissione cultura, organismo ormai totalmente silenziato, non può essere definito un festival. Si tratta di una successione di eventi slegati tra di loro, una buona festa di piazza ma senza un'identità e una unicità. Il filo conduttore è il successo dei cantanti chiamati, ma non c'è alcuna visione unitaria del cartellone».

A presentare una richiesta di accesso agli atti per capire quanto è stato speso è il capogruppo di "Avellino Prende Parte", Francesco Iandolo: «ormai il modus operandi di questa amministrazione è quello di non pubblicare delibere e impegni di spesa. Ma con il Summer Fest siamo andati oltre: è stata resa la nota l'approvazione di un programma rimasto chiuso nel cassetto di Festa fino a pochi giorni fa. Siamo preoccupati visto che l'ente è ancora in predissesto. E il cartellone annunciato conferma i timori iniziali e cioè che i 500mila euro messi in bilancio sono assolutamente insufficienti a coprire i cachet degli artisti e le spese correlate. Vogliamo sapere adesso da quale capitolo saranno presi i soldi e perché la città non è stata assolutamente coinvolta nel cartellone».

Per Iandolo, infatti, quello 2023 è un cartellone estivo «che non lascia alcuno spazio per le iniziative di associazioni e realtà organizzate che, come accade altrove, collaborano e competono con il pubblico nell'organizzazione degli eventi». Duro il giudizio anche da parte del consigliere del Movimento cinque stelle, Ferdinando Picariello: «è giusto dare alla città la possibilità di fruire di eventi, ma il livello scelto dall'amministrazione è unicamente quello dell'intrattenimento. Di culturale c'è ben poco. E il budget di spesa, che possiamo solo immaginare, è assolutamente sovradimensionato rispetto al momento di notevole difficoltà economica che vive l'ente. Avellino non ha bisogno di gigantismo che lede la vivibilità dei luoghi. Di concertone ne basta uno, per il resto bastava organizzare microeventi diffusi in tutta la città coinvolgendo le persone attraverso un cartellone partecipato e non imposto. Come sempre Festa ha fatto le cose in grande, non dal punto di vista della qualità della proposta ma della spesa con i soldi pubblici».

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