Momenti di tensione nel carcere minorile di Airola. Qualche parola di troppo avrebbe scatenato la reazione dei detenuti di origini africane che, nel tentativo di aggredire due italiani, hanno smontato la porta blindata che separa le celle. A rendere noto l'episodio, accaduto lunedì sera, sono state diverse sigle sindacali della polizia penitenziaria per puntare, ancora una volta, i riflettori sui disordini che si verificano presso l'Ipm di Corso Montella. I detenuti coinvolti sono sette, tra questi alcuni adolescenti napoletani, un marocchino e un tunisino. Gli extracomunitari avrebbero sradicato la porta blindata per poter raggiungere chi, precedentemente, li avrebbe attaccati verbalmente. Uno dei detenuti coinvolti, un giovane del napoletano, ieri notte è stato trasferito.
Perplessità è stata espressa dal Sappe per la riassegnazione di quel detenuto "con problemi psichiatrici" presso il carcere sannita.
Secondo il consigliere nazionale Osapp, Emilio Fattorello «occorre rivedere la politica e organizzazione della detenzione negli istituti per minori, quello di Airola non può continuare ad essere ricettacolo di soggetti violenti e problematici, trasferiti per ordine e sicurezza da tutta l'Italia». Sull'episodio sono intervenuti anche Ciro Auricchio (Uspp) e Eugenio Ferrandino (Uil) che hanno definito gli istituti minorili campani «una miscela esplosiva a causa della promiscuità tra detenuti italiani e stranieri». I due sindacalisti auspicano «la chiusura parziale dell'Ipm e l'inizio dei lavori già in calendario e ormai non più rinviabili visto la decadenza strutturale dell'istituto».
Il garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, ha precisato che «si è verificato il danneggiamento di una porta blindata causato da un tentativo di rissa tra alcuni extracomunitari e due detenuti italiani dopo uno scontro verbale». Ciambriello ha evidenziato che «non si è arrivati alle mani grazie all'efficace lavoro del personale di polizia» e si è soffermato su un dato rilevante, ovvero la forte presenza di extracomunitari nelle 17 carceri italiane (su 333 detenuti 204 sono stranieri).
Nel carcere caudino, che ospita ben 35 ragazzi, gli stranieri sono 8. «C'è un problema di integrazione, dunque - ha evidenziato il garante - bisogna mettere in campo, nelle carceri ma anche nelle comunità, progetti di inclusione potenziando il personale con figure professionali come psicologici e mediatori linguistici» e secondo Ciambriello «le criticità non si risolvono trasferendo i detenuti». La pensa diversamente Vincenzo Sguera, segretario provinciale di Azione nel Sannio, per il quale «l'esecuzione immediata dei trasferimenti eviterebbe il diffondersi della percezione di un clima di impunità per i più violenti, rasserenando il clima per gli operatori di sicurezza e per gli stessi detenuti».