Ambulanze in tilt, pronto soccorso preso d'assalto

Seicento le richieste di intervento nei primi sei giorni del 2024

Ambulanze in tilt, pronto soccorso preso d'assalto
Ambulanze in tilt, pronto soccorso preso d'assalto
di Luella De Ciampis
Giovedì 11 Gennaio 2024, 10:13
4 Minuti di Lettura

I presidi dell'emergenza del Sannio scoppiano con oltre 600 richieste di intervento al 118 nei primi sei giorni dell'anno che, nella maggior parte dei casi, hanno determinato un numero abnorme di accessi al Pronto soccorso del Rummo. La situazione è diventata insostenibile per gli operatori dell'emergenza urgenza, sia a causa della carenza di personale medico sia per effetto delle chiamate e degli accessi impropri in Pronto soccorso. Le criticità hanno investito in egual modo le ambulanze del 118 e l'unità di Pronto soccorso dell'ospedale cittadino per una serie di motivi che dovrebbero essere oggetto di attenzione da parte di chi organizza i servizi.

Per fare un esempio pratico, l'ambulanza di Morcone, che attualmente è l'unica medicalizzata nell'arco di svariati chilometri, è andata di continuo fuori zona, intervenendo in alcuni comuni della Valle Caudina e Telesina, anche per casi in cui sarebbe stata sufficiente l'assistenza della guardia medica.

In questo modo, il territorio di competenza del mezzo di soccorso medicalizzato, a servizio dell'Alto Sannio e del Fortore, se necessario, è rimasto completamente sguarnito per ore. Tre turni, due notturni e uno diurno, sono rimasti senza medico, sull'ambulanza di Morcone in quanto il medico di turno ha dovuto coprire il turno dell'automedica di Benevento.

L'odissea delle ambulanze non si conclude con l'arrivo in Pronto soccorso perché, una volta giunte a destinazione, devono sbarellare i pazienti e quindi attendono in media per circa 4/5 ore che si liberino le barelle per poter ritornare nei Saut di provenienza. Qui di barelle disponibili ce ne sono una trentina ma non sono sufficienti ad accogliere gli oltre 60 pazienti che arrivano quotidianamente in Pronto soccorso e vi rimangono per giorni. L'ultimo stazionamento per cinque giorni ha riguardato un pensionato ultra 70enne, con una lieve emorragia cerebrale. «Oltre al personale raccontano dall'ospedale manca lo spazio necessario agli operatori per muoversi tra le barelle in fila e per garantire un minimo di privacy ai malati, né è possibile effettuare circa 30 Tac in una sola giornata». Secondo gli addetti ai lavori, ci sono motivazioni di diverso tipo alla base delle criticità che emergono quotidianamente nel comparto delle emergenze.

Video

Per quanto riguarda il 118, oltre alla carenza di personale medico, intervengono sia la difficoltà di comunicazione tra l'utenza e gli operatori della centrale operativa che provvedono all'accettazione delle chiamate, che il panico che spinge la popolazione a far ricorso all'unità di emergenza per motivi futili, come febbre alta o disturbi gastrointestinali persistenti. In più occasioni le organizzazioni sindacali di categoria hanno chiesto all'Asl di avviare un'attività di reperibilità che consentirebbe di dare maggiore sicurezza al personale in servizio e di chiamare subito un sostituto per coprire il turno vacante, peraltro a costi irrisori per l'azienda. L'introduzione della reperibilità consentirebbe di evitare di lasciare l'ambulanza senza medico, quando un evento imprevisto impedisce al medico che deve subentrare allo smonto di prendere servizio. Quello delle difficoltà in ambito lavorativo, è uno dei motivi che ha spinto i medici del 118 a disertare il servizio e a scegliere vie alternative, ovviamente più remunerative e meno impegnative.

I disagi del Pronto soccorso nascono, invece, dalla grave carenza di personale, soprattutto medico, che va via e non risponde in modo adeguato ai concorsi a causa delle responsabilità da affrontare con cadenza quotidiana, dall'esiguità degli spazi a disposizione del reparto che sarà ampliato, ma certo non il mese prossimo, e agli accessi impropri di chi continua a farsi ricoverare, senza averne realmente necessità, togliendo spazio a chi ne ha realmente bisogno. «Non è la mancanza di filtro sul territorio dice Luca Milano, vicepresidente dell'Ordine dei medici ad aggravare l'afflusso dei pazienti in Pronto è la decisione di molte persone di andarvi autonomamente, pur non avendo particolari criticità. Non lo fanno perché non hanno trovato il medico di famiglia ma per paura di essere in pericolo e per fare gratis accertamenti mirati a escludere eventuali complicanze».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA