Benevento, il Comune ottiene
il dissequestro di 352 pini storici

Benevento, il Comune ottiene il dissequestro di 352 pini storici
di Paolo Bocchino
Mercoledì 8 Settembre 2021, 09:51 - Ultimo agg. 18:22
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I pini tornano pienamente nella disponibilità del Comune. Nuovo colpo di scena nella vicenda che da tempo anima le cronache. E questa volta è Palazzo Mosti a mettere a segno un clamoroso punto dopo la valanga di accuse seguita al sequestro dei 352 storici alberi della zona alta. Il tribunale del Riesame ha accolto ieri l'istanza di dissequestro presentata dall'avvocato Danilo Riccio per conto del sindaco Clemente Mastella.

Il dispositivo emesso dal Collegio presieduto da Simonetta Rotili e composto dai consiglieri Nuzzo (relatore) e Monaco, recita: «Il tribunale, letto l'articolo 324 del Codice di procedura penale, annulla il decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip il 12 luglio 2021, e dispone la restituzione delle alberature di pino all'avente diritto. Motivi riservati».

Bisognerà dunque attendere per conoscere il percorso logico argomentativo che ha indotto il Riesame a invalidare il provvedimento varato a luglio dal gip Gelsomina Palmieri su richiesta della pm Assunta Tillo, che ieri in udienza ha ribadito le forti contestazioni mosse all'operato del Comune, condivise dal gip che aveva ritenuto fondati i rischi di prosecuzione di condotte illegittime già ipotizzate a carico dell'ex dirigente Andrea Lanzalone e del funzionario Giovanni Zollo in merito al taglio di 12 pini nel marzo 2019.

«Il provvedimento di sequestro - spiegò in proposito il procuratore Aldo Policastro - si è reso necessario a tutela dell'ecosistema protetto dal vincolo culturale e paesaggistico, per il pericolo che si procedesse ad abbattimenti generalizzati, come previsto dalla delibera numero 41/2020, senza i previsti presupposti e le necessarie autorizzazioni».

Tesi ribaltate ieri in aula dal legale del Comune che ha illustrato le 24 cartelle della memoria finalizzata a ottenere lo sblocco dei beni municipali. In merito al primo capo d'imputazione riguardante l'abbattimento non autorizzato dalla Soprintendenza dei 12 pini sul viale degli Atlantici, Riccio ha contrapposto le dichiarazioni rese ai carabinieri del gruppo forestale da Gennaro Leva, funzionario responsabile dell'ente ministeriale: «Il mio ufficio - metteva a verbale Leva il 30 luglio 2020 - ha acquisito e archiviato la nota del 7 marzo 2019 del dirigente del settore Ambiente Andrea Lanzalone con la quale si comunicava che in data 8 marzo 2019 si sarebbe proceduto all'abbattimento di 12 pinus pinea, in quanto l'intervento si rendeva necessario per pubblica incolumità». Quanto al secondo capo d'imputazione inerente il «deterioramento dell'habitat esistente lungo il Viale degli Atlantici, inserito nell'area del centro storico dal Puc nonché all'interno della zona protetta dei «corridoi ecologici», area di protezione entro mille metri dalla sponda del Sabato», il legale del Comune ha eccepito come «la stessa area non è definibile quale area naturale protetta all'interno di un sito della rete Natura 2000, mancando l'argomento motivazionale in ordine alla distruzione di un habitat all'interno di un sito protetto». Quanto al paventato pericolo di reiterazione del reato che discenderebbe dalla ormai delibera 41/2020, Riccio ha controdedotto che lo stesso provvedimento «è sospeso in autotutela» per effetto del nuovo deliberato licenziato lo scorso 29 luglio dalla giunta. Ma non solo. Dal marzo 2020 a oggi, secondo il Comune, non si è adottato alcun atto che integri il pericolo incombente di nuovi abbattimenti: «Sembra animarsi un retropensiero nel postulato argomentativo del giudice - ha rilevato il legale - Non si vincolano alla indisponibilità temporanea ben 352 pini per fini imprevisti dalle norme regolatrici del sequestro preventivo, ma perché non si intravedono prospettive di adozione di atti prodromici alla esecuzione di quanto deliberato». Riccio in conclusione ha eccepito che «se la finalità del sequestro preventivo è costituita dalla necessità di impedire che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze, è invero pacificamente incompatibile con la facoltà d'uso», che invece era stata lasciata al Comune pur in pendenza di sequestro.

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Cosa accadrà adesso? «A differenza di altri, non ci abbandoneremo a vani trionfalismi - dice l'assessore all'Ambiente Gerardo Giorgione - Come l'amministrazione comunale ha sempre affermato, l'intento è soltanto garantire la pubblica incolumità e la vivibilità di quei luoghi.

E intendiamo farlo con la collaborazione di tutti, comitati compresi. Ci sarà un tavolo di confronto con la Soprintendenza, i referenti tecnici dell'ente e con gli stessi esperti della commissione nominata dal Comune nel 2019. A breve saranno anche rimosse le recinzioni e al loro posto verrà collocata idonea segnaletica verticale e orizzontale di avvertimento».

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