Irregolarità nelle mense di scuole
e residenze Asl, a giudizio ex gestori

Irregolarità nelle mense di scuole e residenze Asl, a giudizio ex gestori
di Enrico Marra
Giovedì 25 Febbraio 2021, 09:40
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Due rinvii a giudizio per frode nelle pubbliche forniture. Li ha decisi il Gup Loredana Camerlengo che ha mandato a processo Mariarosaria Favino, 48 anni, di San Giorgio del Sannio, amministratore unico della società «Ristorò» e Rossana Porcelli, 71 anni, di Benevento, amministratore di fatto della stessa società che, fino al marzo 2015, ha gestito per conto del Comune di Benevento il servizio di mensa scolastica. Stesso servizio anche per Rsa e centri psichiatrici dell'Asl a Morcone, Puglianello, Bucciano, San Bartolomeo in Galdo. Il processo avrà inizio il 4 novembre davanti al magistrato monocratico Salvatore Perrotta.

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Nell'udienza di ieri mattina, il difensore delle due imputate, Marcello D'Auria, ha sostenuto che alle donne era stato notificato un capo d'imputazione incompleto. Istanza, questa, non accolta. Inoltre, si sono costituiti parte civile, per il Comune, Vincenzo Catalano e per l'associazione «la rete sociale onlus», l'avvocato Mariateresa Vallefuoco. In udienza, nelle vesti di pubblico ministero, la richiesta di rinvio a giudizio è stata portata avanti dal sostituto procuratore, Stefania Bianco. Il verdetto è relativo a una vicenda che - all'epoca dei fatti - fu al centro di polemiche con interventi, tra gli altri, dell'associazione «Altrabenevento» e di esponenti politici e sindacali. Prima delle due richieste di rinvio a giudizio, si sono registrati anche dei proscioglimenti. Secondo l'accusa la società «Ristorò» non aveva ottemperato alle disposizioni contenute nel capitolato di appalto, sottoscritto con Comune e Asl, inerenti alla qualità, la preparazione, la procedura e il tempo della cottura, la somministrazione del cibo, la sicurezza dal punto di vista microbiologico, la composizione accurata del piatto e la giusta temperatura di servizio e il mantenimento dei valori nutrizionali.


LO SCENARIO
Inoltre, i vertici dell'azienda provvedevano a impartire ai dipendenti disposizioni per «riciclare gli alimenti non consumati dai bambini delle scuole degli istituti comprensivi, Moscati, Sant'Angelo a Sasso, Bosco Lucarelli, San Filippo, Pascoli, Federico Torre, per farli consumare ai pazienti delle strutture dell'Asl».

Cibo che veniva raccolto nelle vaschette e conservato per alcuni giorni prima del riutilizzo. E, sempre secondo l'accusa, venivano anche usati surgelati (verdure cosce e nuggets di pollo). Inoltre, agli alunni delle scuole primarie venivano somministrati tre bastoncini invece dei quattro stabiliti. Carne e affettati venivano preparati due giorni prima dell'utilizzazione. Infine i pasti venivano distribuiti non rispettando il termine di venti minuti dal confezionamento. Viene anche addebitato ai vertici della «Ristorò», il mancato rispetto delle norme igieniche con l'uso di un quantitativo di detersivo insufficiente per il lavaggio delle stoviglie, utilizzate per la preparazione dei pasti.


Le indagini erano state svolte dalla Guardia di Finanza con numerosi sopralluoghi e interrogatori, analisi dell'Arpac, intercettazioni telefoniche, alcuni video, fascicoli fotografici oltre all'acquisizione dei contratti che Comune e Asl avevano stipulato con la società «Ristorò». Il tutto coordinato, in un primo momento, dal sostituto procuratore Mirian Lapolorcia, poi da Maria Colucci che ha richiesto e ottenuto, ieri, i due rinvii a giudizio. In un primo momento erano stati contestati ulteriori reati, tra cui la truffa e l'utilizzazione di sostanze nocive per la salute. Ipotesi, queste ultime, poi cadute. C'era stato, nel 2016, anche un sequestro di beni, poi revocato e il proscioglimento - in qualità di soci della Ristorò - di Gianluigi e Auditrice Barretta, con l'archiviazione delle loro posizioni.

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