Le violenze choc al rione Libertà: torturati per tre ore

Un racconto da Arancia meccanica: "Attento questo ci muore tra le mani"

Le violenze choc al rione Libertà: torturati per tre ore
Le violenze choc al rione Libertà: torturati per tre ore
di Valerio Esca
Lunedì 11 Marzo 2024, 10:06 - Ultimo agg. 10:17
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Le torture e le violenze nei confronti di due dei tre giovani sequestrati in un'abitazione del rione Libertà «sono andate avanti per tre ore». Lo si legge a chiare lettere nella ricostruzione degli inquirenti, che ha portato sabato mattina all'arresto dei quattro presunti aguzzini (difesi dagli avvocati Antonio Leone, Luca Russo e Mario Villani): il 48enne Antonio Barone, finito in carcere, il figlio 25enne Vincenzo Cinque, per il quale la procura ha disposto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico (poi arrestato in flagranza per detenzione di diverse sostanze stupefacenti trovate durante la perquisizione), Emanuele Ucci e Ludovico Lepore, rispettivamente di 23 e 53 anni (anche per loro sono scattati i domiciliari).

Tutti indagati a vario titolo dei delitti di tortura, sequestro di persona, rapina, tentata rapina.

Ad emettere il provvedimento il Gip del Tribunale di Benevento Vincenzo Landolfi, che ha accolto le conclusioni alle quali è giunta la procura guidata da Aldo Policastro. Gli interrogatori dei quattro davanti al Gip avranno luogo nella giornata di domani.

Secondo le indagini, condotte dal sostituto procuratore Giulio Barbato, con l'ausilio dei carabinieri della compagnia di Benevento, sarebbe stato Barone a «programmare ed attuare», insieme agli altri indagati, «la spietata azione punitiva», consumata la notte tra il 17 e il 18 dicembre 2023, ai danni dei due ventenni di San Leucio del Sannio, colpevoli, a suo avviso, di aver mancato di rispetto al figlio. Ad uno dei giovani aggrediti sarebbe stato affidato da un conoscente l'incarico di recarsi presso l'abitazione nel rione Libertà e di portare con sé un orologio insieme ad un cestino con dei salumi. Sembra che Barone li ritenesse responsabili del furto dell'orologio di Cinque, avvenuto durante una rissa il 15 dicembre, quindi due giorni prima, all'esterno di un locale di Pietrelcina. Secondo la ricostruzione degli investigatori l'orologio sarebbe in realtà andato perduto durante la zuffa. Con l'inganno sarebbero stati «attirati» nell'abitazione di Barone, che avrebbe fatto credere loro di accettare le scuse. Ma dopo avere chiuso a chiave la porta è cominciata la spirale di terrore e violenza. Gli inquirenti parlano di «supplizio» e «torture», che sarebbero durante dalle 23 alle 2 di notte. Per ben tre ore quindi ai due ventenni, (al terzo giovane presente, tra l'altro minorenne, non sarebbero state inflitte violenze), sono stati messi in atto «una lunga serie di azioni di sopraffazione fisica e psicologica».
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Uno dei due ragazzi racconta ai carabinieri particolari agghiaccianti. Di essere stato più volte colpito al volto da uno degli aguzzini, che continuava a ripetere: «Ti ricordi? Adesso non fai il guappo, l'altra sera eri il mastro di festa, ora non fai nulla». E ancora botte al volto, calci alla testa e all'addome. Ad un certo punto uno degli aguzzini avrebbe detto: «Lasciatemelo uccidere». Una notte di paura e terrore. Uno dei due ventenni, durante le torture, è stato invitato a pulirsi il viso dal sangue nel bagno dell'appartamento prima di essere picchiato ancora e poi scaraventato più volte con la testa contro la vasca, sentendosi ripetere: «Ti ammazzo, ti spacco la testa». L'altro ragazzo è stato preso a calci con violenza inaudita nell'addome, tanto da perdere i sensi. Successivamente, una volta ripresa conoscenza, «gli viene ordinato - si legge nelle testimonianze - di muoversi carponi sul pavimento e di emettere i versi di un cane».

Ad un certo punto, una delle vittime, sente un aguzzino rivolgersi agli altri: «Sta uscendo troppo sangue, fermiamoci che questo ci muore tra le mani». Soltanto in quel momento terminano le violenze. Ma non è tutto. Perché ai giovani vengono sottratti i soldi contanti, all'incirca 100 euro e i cellulari. Ad uno di loro viene chiesto di effettuare bonifici istantanei tramite l'home banking del telefono, ma per un caso fortuito il sistema va in blocco. Il giorno successivo uno degli aggrediti si è recato al pronto soccorso: il referto parla di «contusioni multiple e contusioni alla faccia». Una ferita segnante nella vita di due giovanissimi, difficile, impossibile da rimarginare, per la quale non c'è prognosi che tenga.

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