Benevento, il medico-artista
​dona 16 opere alla Procura

Benevento, il medico-artista dona 16 opere alla Procura
di Enrico Marra
Mercoledì 6 Luglio 2022, 09:49
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Un dipinto raffigurante la pandemia da ieri fa bella mostra di sé al primo piano della Procura di via De Caro. Fa parte delle sedici opere che l'artista beneventano Giovenale Tresca ha donato alla Procura nell'ambito di una collezione che ha denominato «Orientata Libertà».

«Le opere consentono un confronto tra legge divina e legge terrena e ben si inseriscono in questi uffici» ha sostenuto il procuratore della Repubblica Aldo Policastro nel corso di una incontro con la stampa proprio per prendere visione delle opere, presente oltre all'autore anche il sostituto procuratore Assunta Tillo e Marilia Capitanio. Le opere sono state collocate non solo nei corridoi della Procura ma anche nelle stanze dei magistrati e dei dipendenti conferendo a quei locali una luminosità in contrasto con il grigio dei faldoni che occupano armadi e scrivanie.

«Del resto questi uffici per molti sono luoghi di sofferenze e di preoccupazioni, per cui le opere possono contribuire a lenire le ansie», ha aggiunto il procuratore.

Un principio questo che ha ispirato tutta l'attività di Giovenale, 67 anni, beneventano, che per oltre trenta anni ha operato come ginecologo presso la divisione di ostetricia dell'ospedale «Fatebenefratelli» e che ha sempre ritenuto che la pittura potesse avere un ruolo determinante per alleviare le pene di chi è costretto a frequentare ospedali e altri luoghi di sofferenze. Infatti non a caso i suoi dipinti sono collocati presso sedi prestigiose quali il Policlinico «Gemelli» di Roma, l'Istituto «Pascale» di Napoli e l'ospedale «San Pio» di Benevento e di recente anche presso i Focolai di Roma.

«Artisti si nasce non si diventa - ha detto Giovenale - le opere devono essere realizzate al servizio del prossimo. Mentre per l'aspetto esteriore è sufficiente guardarsi allo specchio, per quello interiore ci si può affidare alle opere pittoriche». Un elemento che ha sempre contraddistinto le opere di Giovenale è quello della religiosità.

Le fasi in cui si è sviluppata l'evoluzione artistica di Giovenale partono da un primo periodo in cui la sua pittura era sostanzialmente monocromatica e si fondava su una iconografia che rappresentava il mondo rurale da cui egli traeva ispirazione. Successivamente l'arte di Giovenale è passata da una fase che viene definita più onirica e mistica per approdare poi a un geometrismo minimale che si è arricchito di elementi che, seppure in maniera inconscia, hanno attinto a una tradizione dell'arte del Novecento, quali i tagli, i rattoppi e le sovrapposizioni di stoffe. La chiave di lettura dell'opera dell'artista secondo il critico d'arte, Paolo Balmas, sta nell'ideale di bellezza che Giovenale pone al centro del suo lavoro.

«Una bellezza che, in qualche modo, potrebbe anche essere semplicemente quella del mondo in cui ci ritroviamo a vivere, dell'ambiente in cui ciascuno di noi custodisce i propri affetti ed esercita la sua professione. Per parlarci di questo tipo di bellezza a cui tutti possono, in qualche modo riconnettersi, Giovenale ha certamente, affinato il proprio linguaggio, tenendo conto degli artisti che nella nostra epoca più si sono interessati al rapporto tra estetica e spiritualità. Se la bellezza del creato è un dono di Dio agli uomini il significato della sua distruzione o menomazione va anch'esso letto. Ecco allora che gli eventi o gli incidenti che deturpano l'immagine del nostro mondo avranno forma anche nella dimensione della pittura e quella forma non potrà che parlarci della vita e del modo in cui ciascuno ha affrontato il proprio personale calvario secondo le sue capacità e risorse, ma anche in relazione alla propria fiducia nell'amore divino».

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