Sfregio all'Hortus Conclusus,
è giallo sul raid vandalico a Benevento

Sfregio all'Hortus Conclusus, è giallo sul raid vandalico a Benevento
Giovedì 22 Aprile 2021, 09:21 - Ultimo agg. 20:58
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Un messaggio preciso ma in realtà misterioso in quei due «post» sull'improvvisato social all'interno di uno dei monumenti simbolo della città, l'Hortus Conclusus. Sullo sfondo rosso, quinta principale dell'opera di Paladino, e sul muro da cui svetta il famoso cavallo di bronzo, il wathsapp lanciato è «Giù le mani da Telemaco, Proci!». Al momento la struttura si trova nella prima fase di restauro che sta interessando le opere artistiche dell'esponente della Transavanguardia. Le scritte sono apparse agli occhi dei custodi al momento della riapertura e sarebbero state «inferte» nel corso della nottata o addirittura nella seconda parte della giornata di martedì. Stavolta potrebbero indicare qualcosa di più che una semplice incursione vandalica. Protagonisti del cinico «cruciverba» attraverso l'Odissea sono Telemaco e i Proci, non direttamente Ulisse che in questo caso, pure essendo il personaggio chiave dell'opera di Omero, resta sullo sfondo. In realtà, considerata la scelta del simbolo da colpire (forse dettata solo dal fatto che sia il più vulnerabile), si potrebbe arrivare a vedere nella figura di Telemaco la metafora dello stesso Hortus in attesa del padre Ulisse con cui combattere l'incuria in cui vengono lasciate questa realtà e tante altre che compongono il mosaico della città d'arte.

Allargando la visuale si potrebbe scorgere anche l'immagine di chiunque desideri di ricongiungersi con la ritrovata Benevento-Penelope, che resiste pur assediata da quanti in lei cercano il prestigio personale e non rinunciano al «dovere coniugale» di lavorare insieme per gli attesi programmi di riscatto collettivo.

In questo caso quel «Giù le mani» da Telemaco potrebbe trasmettere il messaggio di non accanirsi contro quanti intendono generosamente difendere e rendere inespugnabile stavolta la città dagli assalti delle forze del passato (i Proci), affamate di potere e per nulla sensibili alla necessità di una gestione più saggia e responsabile delle preziose risorse locali. Una lettura suggestiva ma che interpreta qualcosa che potrebbe non essere mai entrata nella testa di chi o di quanti hanno inferto l'ennesima ferita all'immagine di Benevento. Non è detto dunque che si sia trattato di un assalto organizzato (sarebbe stato in qualche modo rivendicato), ad armare lo spray potrebbe essere stata la follia di un singolo, e quei personaggi evocati magari semplicemente frutto di insulse dispute giovanili. 

In tutti i casi però questa forma di comunicazione potrebbe rappresentare il primo criptico «comizio elettorale» nella stagnante vigilia fatta di caminetti e di tavoli infiniti. La scelta del luogo è emblematica, l'esibizione deprecabile. Non si può rivendicare infatti la tutela dell'arte e della cultura cittadina (dando una certa nobiltà al gesto compiuto) macchiandosi di colpe più gravi di quelle di cui si macchia chi non riesce a prevenirle. Se non si fosse trattato della proclamazione, attraverso però la forma peggiore, di un valore da difendere sarebbe stata allora l'ennesima testimonianza di una povertà umana e culturale, gravissima emergenza anch'essa da affrontare. Un episodio dai tanti interrogativi, che saranno oggetto di indagine. Anticipa per fortuna il previsto restyling dell'Hortus che riuscirà forse a farlo uscire dall'«anonimato» sancito due anni fa con l'inserimento tra i cento tesori più nascosti d'Italia. Non si esclude che si possa ora tenerlo materialmente chiuso per difenderlo da ulteriori danneggiamenti e in attesa che decollino il progetto di restauro e quello per una sua fruizione stabile e controllata. Con l'incursione firmata Omero si materializzano non pochi argomenti da consegnare all'agenda di quanti prima o poi troveranno il tempo di discutere anche di problemi e di programmi per la città.
 

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