Caso San Filippo Neri, chiesto
il processo per Caroscio e Penta

Caso San Filippo Neri, chiesto il processo per Caroscio e Penta
di Enrico Marra
Mercoledì 22 Settembre 2021, 08:20 - Ultimo agg. 11:03
4 Minuti di Lettura

Due richieste di rinvio a giudizio per le irregolarità presso il «San Filippo Neri» con due indagati. Si tratta dell'avvocato Antonio Caroscio, 77 anni, e di Gaetano Penta, 57 anni, entrambi di Benevento, indagati rispettivamente come presidente del cda (dal gennaio del 2008 al novembre del 2017 quando si dimise) e segretario contabile. A entrambi è contestata l'ipotesi di reato di peculato, per vicende che vanno dal settembre del 2009 al dicembre del 2017.


Secondo l'accusa si sarebbero appropriati di 428mila euro.

Per Penta l'appropriazione riguarderebbe la somma di 264mila euro. In particolare sarebbero stati sottratti dalle casse dell'ente 163mila euro, somme riscosse a titolo di rette pagate per la scuola materna «Cifaldi» e mai confluite nel casse dell'ente. Un'ulteriore somma di 264mila euro sarebbe stata sottratta dalle casse dell'ente, secondo la Procura, a mezzo di prelievi in contanti da parte di Caroscio e a mezzo assegni e bonifici destinati a Penta. Tali movimentazioni di denaro venivano giustificate attraverso documenti creati a tal fine ovvero fatture emesse per operazioni inesistenti o per transazioni per presunte retribuzioni a Penta.

Il magistrato sostiene che «vi era una contabilità carente e irregolare volta da un lato a non consentire la ricostruzione e tracciabilità delle entrate e delle uscite, e dall'altro artatamente costruita per giustificare uscite di denaro ovvero destinando parte delle somme per esigenze del tutto personali». A dicembre nei confronti del legale era stato già effettuato un sequestro preventivo di beni. Ad adottare la decisione il gip Gelsomina Palmieri su richiesta del sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro, a seguito di indagini condotte dalla guardia di finanza.

Il via alle indagini fu dato nel 2016 dal consigliere comunale Mario Zoino, a cui si erano associati altri consiglieri, che in una seduta chiesero di conoscere la destinazione di alcuni fondi erogati all'ente morale dal Comune per il complesso San Vittorino di cui era originariamente proprietario l'istituto «San Filippo Neri». Inoltre Zoino sosteneva di aver richiesto, inutilmente, al presidente del «San Filippo Neri» i bilanci per verificare la destinazione del denaro ricevuto dal Comune.

Scattavano quindi le perquisizioni della Guardia di Finanza presso l'istituto «San Filippo Neri» e presso la Regione Campania; e venivano ascoltati i titolari delle imprese che risultavano aver in quel periodo rilasciato fatture per la ristrutturazione e manutenzione dell'ente, il tutto per verificare l'impiego delle somme frutto della vendita dell'immobile San Vittorino.

Secondo l'accusa l'Ente oggetto delle indagini aveva una qualificazione di diritto pubblico, svolgendo attività di natura pubblicistica in quanto finalizzata a soddisfare i bisogni d'interesse generale, pertanto in caso di appropriazione indebita di somme scattava appunto il reato di peculato. Le Fiamme gialle nelle loro indagini hanno individuato i conti bancari dell'ente, poi sono state analizzate le movimentazioni bancarie con particolare attenzione al periodo in cui c'era sta la vendita del San Vittorino, giungendo alla conclusione che sul conto erano rimasti solo circa 170 mila euro. Lo scorso marzo la conclusione delle indagini, ora la richiesta di rinvio a giudizio con l'udienza fissata davanti al Gup Loredana Camerlengo per il 27 aprile. Caroscio, che ha sostenuto la sua estraneità agli addebiti, è difeso dagli avvocati Antonio Leone e Camillo Cancellario, Gaetano Penta, invece, è difeso da Rino Caputo. Per il «San Filippo Neri» si è costituito l'avvocato Luca Russo.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA