Chirurgia, sos anestesisti:
è stop anche a Sant'Agata dei Goti

Chirurgia, sos anestesisti: è stop anche a Sant'Agata dei Goti
di Luella De Ciampis
Venerdì 9 Settembre 2022, 08:42 - Ultimo agg. 18:27
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Continua a preoccupare la grave carenza di anestesisti all'ospedale «Rummo», ormai ridotti al lumicino per effetto di nuove defezioni. Hanno, infatti, preso servizio all'Ospedale del Mare di Napoli due anestesisti che hanno lasciato la struttura beneventana nei giorni scorsi, e c'è la concreta possibilità che un terzo professionista lasci l'ospedale a novembre. Dei due anestesisti che sono già andati via, uno è un rianimatore, risorsa rara e preziosissima, per l'attività salvavita. Attualmente, il numero degli anestesisti in servizio è estremamente ridotto: non si arriva alle 15 unità. Per questo, nelle scorse ore, sono state chiuse anche le sale operatorie del «Sant'Alfonso Maria de' Liguori» di Sant'Agata de' Goti. 

Non si intravedono soluzioni a breve termine perché, di fatto, non ci sono anestesisti residenti nel Sannio e, quindi, quelli che arrivano al «Rummo» provengono tutti da altre città dove tornano non appena si presenta l'opportunità.

Tuttavia, nonostante le difficoltà appaiano quasi insormontabili, c'è il massimo impegno da parte< della manager Maria Morgante per risolvere le criticità relative alla carenza del personale medico, non solo per quanto riguarda gli anestesisti. «Abbiamo attivato il percorso dell'autoconvenzionamento spiega per cominciare a tamponare, almeno parzialmente, le criticità ma, contestualmente, stiamo lavorando a un iter concorsuale che sarà pubblicato il prima possibile, allo scopo di avere una graduatoria a cui attingere per reclutare gli anestesisti necessari all'azienda. L'impegno è massimo per riuscire a ripristinare tutti i servizi penalizzati dalla carenza di anestesisti e di personale medico, più in generale. La struttura ha grosse potenzialità, sia dal punto di vista strutturale e tecnologico che per quanto riguarda le professionalità e i primari che rappresentano una indiscussa eccellenza. Sarebbe un vero peccato se, per cause indipendenti dalla nostra volontà ma legate a fatti contingenti, dovessero decidere di andare via». 

Intanto, si sta lavorando anche per dotare il Pronto soccorso di altri tre medici. «Il mese scorso dice Guido Quici, presidente nazionale Cimo-Fesmed subito dopo il suo insediamento, abbiamo chiesto un incontro sindacale al direttore generale Morgante per discutere del piano di emergenza annuale che non è stato predisposto. Prendiamo atto del fatto che, con molta probabilità, non sia disposta a incontrare i sindacati, ma sarebbe opportuno stabilire un contatto almeno con la delegazione trattante per cercare di trovare soluzioni. Quello che sta accadendo al Rummo e in tutta Italia è frutto degli accadimenti degli ultimi 10 anni, con le Regioni che hanno maturato accantonamenti non utilizzati per 5,5 miliardi di euro. In quest'ottica, rientra la riduzione del personale e quella, inevitabile, dell'offerta sanitaria che ha spinto i cittadini a rivolgersi al privato oppure a non curarsi. La carenza di personale ha fatto sì che ci fossero 1.150.000 ricoveri in meno e che il tasso di mortalità aumentasse del 7,8% perché chi non ha soldi per rivolgersi al privato, finisce per non curarsi. La fuga dei medici dall'ospedale cittadino è stata e continua a essere di grossa portata proprio perché sono venute a mancare le spinte economiche incentivanti, e quelle di soddisfazione personale che li tenevano legati all'azienda». 

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Sul fronte Covid, è in crescita il numero dei pazienti in degenza al «Rummo», passato da 18 a 21, mentre il bollettino della Protezione civile che riferisce di 108 nuovi casi. Sono solo 30 le quarte dosi somministrate tra l'hub dell'ex caserma Pepicelli e i centri vaccinali di Sant'Agata de' Goti, San Marco dei Cavoti e San Bartolomeo in Galdo, secondo il programma calendarizzato dall'Asl. 

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