Furti di «oro rosso» ma anche ricettazione, sia nei parchi eolici che negli impianti fotovoltaici. Gli inquirenti hanno individuato una banda specializzata in questo tipo di colpi, della quale facevano parte rumeni, albanesi e italiani. I furti venivano messi a segno in quattro regioni: Molise, Puglia, Basilicata e Campania.
Le indagini, partite dai carabinieri di Larino e Campobasso, in Molise, sono approdate per competenza territoriale alla Procura di Benevento e al gip del Tribunale sannita.
La maggior parte degli indagati risiede, oltre che in Molise, anche nel province di Foggia, Bari e Barletta. Tra l'altro, gli arresti non sono avvenuti contemporaneamente perché alcuni dei destinatari dei provvedimenti erano in un primo momento riusciti a sottrarsi alla cattura. In un'occasione, la banda - oltre ai furti di rame - aveva messo a segno anche un furto di pannelli fotovoltaici. Secondo gli inquirenti gli indagati, già noti alle forze dell'ordine per reati analoghi, facevano capo a un rumeno, che coordinava e dirigeva in prima persona sia i colpi che lo smistamento del metallo trafugato. Le indagini, condotte anche attraverso attività tecniche, sono scattate in seguito al tentato furto presso un parco eolico nel territorio di Ururi e San Martino in Pensilis e hanno consentito di accertare l'esistenza di un'associazione per delinquere che aveva posto le basi a San Ferdinando di Puglia, composta in particolare da undici cittadini di nazionalità rumena, uno albanese e sei di nazionalità italiana, tra cui tre donne (due rumene e una italiana), tutti residenti in Puglia. Le attività illecite venivano completate con la vendita a grossisti del settore del metallo e con la ripartizione del ricavato illecito tra i componenti dell'organizzazione.
Nel corso delle attività investigative sono stati dunque accertati e contestati tredici furti e dieci ricettazioni di rame (sono complessivamente oltre sei le tonnellate di rame trafugato, con il sequestro di 615 chilogrammi del medesimo metallo). Il danno patrimoniale del materiale rubato è stato quantificato in un milione di euro e ha comportato la mancata produzione di energia eolica di circa novemila megawatt, per un valore commerciale che veleggia intorno ai tre milioni di euro.
Un componente della banda è stato inoltre arrestato anche per porto abusivo di una pistola, naturalmente clandestina, nascosta sotto il materasso della culla della figlia.
Una volta individuato il parco eolico da assaltare, i malviventi agivano sin dalle prime ore della sera, forzando la porta d'accesso degli aerogeneratori, per poi tranciare i vari cavi e trafugare rame in quantità, danneggiando al tempo stesso i trasformatori. Successivamente è stato accertato come il metallo venisse poi trasportato presso appositi luoghi in cui veniva sguainato e preparato per l'introduzione nel mercato nero. Le prime indagini sono state svolte dalle varie stazioni dei carabinieri competenti nei territori in cui si trovavano i parchi eolici finiti nel mirino dei malviventi. Successivamente gli inquirenti sono riusciti a stabilire che il fenomeno non era locale ma si estendeva a un territorio più vasto.