Imprese, è dietrofront tracollo in agricoltura

La contrazione sfiora il 4 per cento del totale di imprese agricole operanti nel Sannio

Un campo agricolo
Un campo agricolo
di Antonio Mastella
Domenica 5 Febbraio 2023, 11:13 - Ultimo agg. 11:18
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L'anno che è alle spalle si è chiuso col segno meno in tre dei cinque settori che compongono l'universo imprenditoriale del Sannio. Agricoltura, Commercio e Industria, infatti, al 31 dicembre del 2022, hanno dovuto prendere atto della contrazione del numero delle proprie imprese, che, in qualche caso, come quello del settore primario dell'economia, non è di poco conto. È quanto emerge dall'analisi statistica sulla natalità e mortalità delle aziende condotta, coi dati forniti dalle Camere di commercio, da Movimprese ed elaborati da Unioncamere e Infocamere. Nel comparto agricolo, dunque, le attività che hanno chiuso definitivamente i battenti ammontano a 399.

Erano 11.143 nel 2021; sono diventate 10744 alla fine del 2022. Quali le ragioni, che hanno portato ad una contrazione che sfiora il 4 per cento del totale di imprese agricole operanti nel Sannio? «Va subito detto - spiega Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale e leader provinciale della Coldiretti - che, ad essere coinvolte, sono state in larghissima parte le piccole unità, a conduzione familiare.

Non sono riuscite a fronteggiare, evidentemente, le conseguenze determinate dalla pandemia prima e dalla guerra poi». A metterle in ginocchio, insomma, gli incrementi, a tratti stratosferici, di carburante, concimi, energia elettrica e di quanto altro indispensabile a dare continuità al proprio impegno. Ma non è tutto. «Un'altra causa, non meno profonda prosegue la si deve al mancato ricambio generazionale. E come sarebbe stato possibile, del resto, se si pensa che 40mila giovani hanno lasciato il Sannio negli ultimi sei anni? Una vera e propria desertificazione di risorse umane, le cui esiti sono sempre più tanto amari quanto insopportabili». È un problema, pertanto, che va affrontato. Occorrono misure - a giudizio di Masiello - che siano le più idonee, perché si arresti un trend in un settore che costituisce, in ogni caso e a dispetto della crisi, circa un terzo del patrimonio imprenditoriale sannita, composto, nel suo complesso, da poco più di 35mila opifici. «È chiaro sottolinea in merito che bisogna lavorare, come stiamo facendo, perché si garantisca una maggiore prevedibilità e stabilità nei guadagni con i contratti pluriennali di filiera. Va da sé che si rende indispensabile una politica che miri a favorire sempre di più l'imprenditoria giovanile».


Un conto un poco meno salato ma non per questo meno indigesto lo ha pagato il commercio. Negli scorsi dodici mesi sono state abbassate per sempre 112 saracinesche. Erano 7361 nel 2021, sono scese a 7249 dodici mesi dopo. «E non mi sorprende più di tanto» il laconico, triste commento di Gianluca Alviggi, presidente provinciale della Confesercenti, che aggiunge: «Sono state falcidiate, ovviamente, le piccole imprese». Va da sé che i motivi sono tutti da ricercare nei costi che i commercianti hanno dovuto affrontare per tenere in piedi i propri esercizi. Molto contenuto, peraltro, il tributo alla crisi da parte dell'Industria. Hanno lasciato per sempre il campo appena 33 intraprese. Erano in 2593 iscritte nel registro della camera di commercio nel 21, sono scese a 2560 oggi.

A reggere l'urto è stato il segmento delle costruzioni. Non solo non ha perso pezzi per strada; è riuscito anche a registrare, nel corso del 2022, 30 nuove natalità. «È un segnale positivo - commenta Fulvio Pirchio, segretario provinciale della Filca-Cisl Irpinia - Sannio dovuto in larghissima parte al bonus 110». Ma non c'è da rallegrarssi, perché «se non si provvede avverte - a riattivare la commercializzazione del credito legato a questa misura, il sistema rischia di esplodere con conseguenze nefaste per il comparto. Le aziende hanno messo in campo tutte le proprie risorse economiche. È indispensabile che possano recuperarle. Le istituzioni conclude devono provvedere nel più breve volgere di tempo a restituire normalità e stabilità, garantendo agli imprenditori l'indispensabile ripristino delle linee di credito». Meglio dell'edilizia, infine, è andata per l'area multiforme e variegata dei servizi. In questo campo, sono sorte 80 nuove realtà passando, tra un anno e l'altro, da 7862 a 7942. «È un incremento - osserva Antonella Rubbo, componente della segreteria provinciale della Cgil - che dura da non poco. È soprattutto il segmento delle cooperative correlate al terzo settore che sta conoscendo una crescita costante».

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