La stella del Sud e le sfide di Bove tra i miti del ciclismo

La stella del Sud e le sfide di Bove tra i miti del ciclismo
di Giovanna Di Notte
Domenica 27 Novembre 2022, 10:26
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«Il ciclismo è uno sport meraviglioso, quando gareggiavo c'era un'atmosfera di sana competizione»: così il campione di ciclismo, Arcangelo Bove, che ieri ha raccontato, tra lacrime ed emozione, i momenti che hanno caratterizzato la sua carriera sportiva.
Erano gli anni '50 del secolo scorso, gli anni in cui la stella del sud- come è stato denominato Bove - riusciva a tagliare il traguardo per primo in quasi tutte le competizioni regionali e a strappare vittorie oltre i confini campani. Era l'epoca di Gino Bartali, Fausto Coppi: nomi del ciclismo italiano che sono diventati vere e proprie leggende di uno sport che a quei tempi era il più seguito del Paese. Bove, oggi 95enne, è testimone di quel periodo.

I ricordi che custodisce sono stati condivisi ieri, ad Airola, durante l'incontro organizzato dall'associazione Amici di Fausto Coppi.

La scalata di Bove verso una brillante carriera è partita dal suo piccolo paese, Paolisi, dove ha cominciato a scoprire la passione per le due ruote. Poi il primo investimento: mille lire per il fitto di una bicicletta da corsa. Da quel momento in poi, tra il 1949 e il 1955, ha collezionato un successo dopo l'altro e ha iniziato a gareggiare con i campioni del ciclismo italiano ma racconta che la gara più importante l'ha disputata ad Airola «perché entrando in un negozio ho conosciuto mia moglie». Erano gli anni del suo successo, la stampa iniziava a parlare del talento caudino.

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«I giornalisti di allora racconta Arcangelo Bove - dicevano che ero un po' rude, ero uno scalatore e in salita pedalavo con forza». Ricorda con affetto il suo amico Luigi Mastroianni: «Era un velocista, un amicone. Suo fratello ci seguiva durante le corse e ci passava l'acqua, non esisteva invidia, competizione. C'erano rapporti fraterni». Il campione racconta un viaggio trascorso in compagnia di tanti campioni, tra questi anche Gino Bartali: «Eravamo in nave, in viaggio verso la Sardegna dove era in programma una gara, io e Bartali trascorremmo tutta la notte a giocare a carte». Ma l'emozione più forte l'ha vissuta quando per la prima volta ha gareggiato con il grande Fausto Coppi: «Era un grande, il mio idolo. Oltre al campione era una bravissima persona nonostante tutte le vicende personali che ha dovuto affrontare in quel periodo. Io lo cercavo con lo sguardo e tra me e me pensavo: sto correndo con il mito». In una gara Bove riuscì a superare un altro campione dell'epoca, il romano Bruno Monti. Dopo la corsa Coppi rivolgendosi al ciclista laziale disse: «Non ti vergogni? Ti sei fatto battere da un ragazzino»: un'esclamazione che il corridore sannita non ha mai dimenticato.

«È stato un grande onore incontrare uno degli ultimi testimoni di quell'epoca», ha dichiarato il presidente dell'associazione sportiva Gli Amici di Fausto Coppi, Renato Iaselli, che ieri ha omaggiato il corridore sannita con una targa.
«La nostra associazione - ha spiegato Iaselli - è nata per ricordare il periodo in cui Coppi ha vissuto a Caserta, un periodo molto simbolico che ha rappresentato la rinascita del ciclismo e del Paese. Bove è stato tra i migliori ciclisti del sud Italia, certamente il migliore in Campania durante il dopoguerra e ci ha offerto una testimonianza molto importante perché ha dato l'idea di cosa abbia significato in una determinata epoca affrontare le fatiche del ciclismo. Oggi è meno facile intercettare questa volontà ma tra i compiti di chi è impegnato nello sport c'è quello di far comprendere ai giovani l'importanza dell'applicazione e del sacrificio». All'appuntamento di ieri erano presenti anche i membri dell'associazione Amedeo Marzaioli, Pasquale Ventriglia, Pietro Delli Paoli e Biagio Pascarella che hanno chiacchierato a lungo con il campione campano che ha scritto la storia del ciclismo negli anni '50.
 

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