L'onda emotiva scatenata dalla morte di Giulia Cecchettin e il problema della violenza di genere si ripercuotono anche a Benevento. È stato infatti costituito un comitato, che ha come obiettivo la riapertura delle indagini per l'omicidio di Miriam Castelluzzo, uccisa per strangolamento quando era appena 21enne, ben 28 anni fa. Morì il 24 novembre 1995 dopo tre giorni di agonia al «Rummo».
«Un delitto rimasto ancora senza colpevoli dice Salvatore Romano, amico della vittima , è assurdo.
«Un caso di femminicidio riprende Romano risalente a quasi 30 anni fa che non può restare avvolto nel mistero. Mamma Rosa (la madre di Miriam, ndr) ha chiesto giustizia e non l'ha mai avuta. Anche Miriam attende, da lassù...». Tra l'altro Miriam nel 1988, quando aveva appena 14 anni, salì alla ribalta delle cronache per aver vinto un titolo europeo di pattinaggio a rotelle. Poi la vita le aveva riservato qualche difficoltà, ma da vera campionessa, era stata pronta a superare tutti gli ostacoli e si era rimessa in gioco. In virtù della grande passione che nutriva per questa disciplina sportiva, già nei mesi scorsi un gruppo di amici e parenti aveva avviato una raccolta firme per chiedere al Comune di intitolarle il pattinodromo di via Mustilli. Tra i promotori anche l'ex assessore della giunta Mastella, attualmente consigliere comunale d'opposizione, Gerardo Giorgione, insieme a Loredana Compare, Grazia Luongo, Mariarita La Brusco, Patrizia Callaro e Romano, gli stessi che ora, con i parenti, chiedono di fare «rumore per Miriam».
La morte di quella ragazza dagli occhi dolci e dai capelli chiari sconvolse l'intera comunità. Miriam venne ritrovata in condizioni gravissime la mattina del 21 novembre 1995 dal fidanzato, così come da lui stesso raccontato alla polizia, dentro il monolocale di via Port'Arsa, dove era andata a vivere da sola da qualche mese. La porta era chiusa, ma il ragazzo aveva le chiavi. Entrò, chiamò Miriam, ma senza ricevere risposta. Era stesa, priva di conoscenza, sul pavimento del bagno. Era ancora viva e fu ricoverata in terapia intensiva all'ospedale «Rummo».
Miriam non si salvò e quindi non ebbe mai modo di fare il nome del suo aggressore. Restò in stato comatoso fino a quando spirò, tre giorni dopo, il 24 novembre. Poi le indagini. Miriam fu strangolata probabilmente tra le 6 e le 7.30 del 21 novembre. All'epoca, i sospetti degli investigatori si concentrarono anche sul fidanzato e sul datore di lavoro. Ma rimasero solo sospetti. «Ci potrebbero essere precisi elementi da cui ripartire. Ad iniziare dall'orario dice ancora Salvatore Romano - in cui Miriam fu uccisa. Nel mese di novembre è buio, uno sconosciuto non aveva alcuna possibilità di vincere la diffidenza di Miriam e la finestra era troppo piccola. Quindi o la vittima conosceva molto bene l'assassino, tanto da aprire la porta alle 7 del mattino, o aveva le chiavi, che erano in possesso solo di Miriam e del suo fidanzato, stando a quanto fu scritto e detto dalle cronache dell'epoca. L'assassino strangolò Miriam e scappò senza accertarsi dell'avvenuto decesso. Perché? Sono questi i motivi sui quali vorremmo che si facesse qualcosa. Lanciamo l'appello anche ad associazioni, magistrati e legali».