La camorra imprenditrice al Nord:
«Gli affari dei casalesi a Bologna»

La camorra imprenditrice al Nord: «Gli affari dei casalesi a Bologna»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 9 Luglio 2021, 08:00 - Ultimo agg. 18:46
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Battono la pista del denaro, seguono l'odore dei soldi. Che da Aversa, o da altri comuni del Casertano, conducono in alta Italia, a Bologna in particolare, ma anche a Udine. Denaro ritenuto sporco, o comunque sospetto, provento secondo gli inquirenti di attività illecite: denaro riciclato attraverso società in crisi, di volta in volta acquisite attraverso una trama di prestanome al servizio della camorra. Sono queste le ipotesi che hanno spinto la Procura di Napoli a firmare una sorta di accelerata nel corso di un'indagine top secret, condotta da mesi sotto traccia, culminata ieri mattina in una serie di perquisizioni: blitz dei carabinieri e della finanza a Bologna e a Udine, sono state perquisite le sedi societarie di alcune aziende che erano state di recente acquisite da un imprenditore casertano.

Si tratta di aziende specializzate nel settore sanitario (in particolare la produzione di presìdi ortopedici) che sono finite al centro degli interessi di un imprenditore: si chiama A.

S., nato negli anni Settanta, di origine Casertana, che ieri è stato raggiunto da una informazione di garanzia firmata dalla Dda di Napoli. 

Gravissime le accuse che hanno mosso le perquisizioni: associazione camorristica e intestazione fittizia. Al centro delle indagini ci sono società che un tempo erano riconducibili all'ex gruppo Rizzoli (nulla a che vedere con il settore editoriale), che negli ultimi tempi versavano in condizioni di crisi finanziaria. 

Una vicenda che conviene raccontare da una premessa: le persone coinvolte nelle attività di perquisizione messe a segno ieri (parliamo di imprenditori, manager e presunti prestanome), vanno considerate estranee alle accuse fino a prova contraria.

Avranno pertanto modo di dimostrare la correttezza della propria condotta nel corso degli sviluppi del procedimento giudiziario.

Ma partiamo da uno dei punti iniziali dell'indagine. Inchiesta condotta dal pm anticamorra Graziella Arlomede (sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Rosa Volpe), si lavora sulla presunta zona grigia. Una frontiera investigativa che in questi ultimi due anni è stata esplorata anche e soprattutto grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio di Francesco Sandokan Schiavone (boss pluriergastolano fondatore della cupola casalese dopo Bardellino).

Verifiche doverose che in questi anni hanno condotto gli inquirenti ad indagare in alcuni settori strategici della pubblica amministrazione: da un lato gli appalti all'ombra della Rfi (la rete Ferroviaria italiana), dall'altro una altissima attenzione su un settore che - causa pandemia - macina guadagni e consente manovre spericolate sotto il profilo strettamente finanziario: quello della sanita, della fornitura di kit di protesi e di presìdi ortopedici in particolare. Ed è seguendo questo ultimo filone, che ieri è stato messo a segno un blitz in alcune società che sarebbero state usate come possibili schermi o strumenti di azioni di ripulitura del denaro sporco. 

Una sorta di salto di qualità criminale che avrebbe investito anche il settore della sanità convenzionato con asl e ospedali pubblici in diverse città italiane. Ma torniamo al blitz di ieri mattina. Al lavoro i carabineri del comando provinciale di Napoli (agli ordini del comandante Canio Giuseppe La Gala) e la guardia di Finanza della compagnia di Aversa. Si lavora sul crac di un importante gruppo imprenditoriale casertano che sarebbe stato svuotato, per approdare poi a investimenti messi in atto da società improvvisamente rivitalizzate da capitale di dubbia provenienza. 

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E mentre la Dda va alla ricerca dei presunti soldi sporchi dei casalesi in Emilia, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere fa registrare una condanna a carico di un presunto colletto bianco: ha incassato sette anni di reclusione (in primo grado) l'imprenditore Giuseppe Carandente Tartaglia, con l'accusa di concorso esterno in associazione camorristica, per presunti legami con il clan Zagaria. Decisive le indagini condotte dal pm Antonello Ardituro, a carico di un soggetto che - a Napoli - è sotto processo per alcune presunte irregolarità legate alla costruzione della discarica di Chiaiano, nel pieno dell'emergenza rifiuti. 

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