La Torre alla laurea bis con tesi sulla camorra

Per l'ex boss 110 e lode

Il boss La Torre
Il boss La Torre
di Biagio Salvati
Lunedì 17 Luglio 2023, 10:41 - Ultimo agg. 15:04
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Una ricerca storica sul crimine organizzato campano con riferimenti alla mafia siciliana - elaborata come studente universitario, ma vissuto in prima persona e quindi come testimone delle faide che hanno insanguinato per decenni il Casertano e non solo. Si intitola «La camorra diventa mafia: meccanismi di riproduzione del consenso sociale. Un'autoetnografia analitica», la tesi di laurea in Sociologia con la quale l'ex boss della camorra, poi pentito, Augusto La Torre, 62 anni, ha ottenuto 110 e lode discutendola in video collegamento con l'Università di Torino. Già laureato in Psicologia e titolare di vari corsi di laurea e master in criminologia, nella tesi di circa 300 pagine (le ultime tre con una ricca bibliografia), La Torre ha analizzato il fenomeno camorristico basandosi anche sulla sua esperienza.

Ha descritto la storia della camorra, la sua trasformazione in una mafia e il ruolo dei capi come Raffaele Cutolo e della Nuova Famiglia.

Ha anche esaminato la trasformazione della camorra campana in una mafia casertana e ha raccontato la sua esperienza personale come parte di questo che definisce "network criminale". Il suo lavoro offre uno sguardo approfondito sulla storia criminale di Caserta e sulle origini della camorra affrontate anche in un libro dal titolo «Il Camorfista», neologismo da lui coniato per intendere la camorra "mafizzata". Nella tesi spiega lo studio della criminalità organizzata mafiosa nato dalla sua curiosità di comprendere i meccanismi di riproduzione del consenso e del potere mafioso. Ha anche condiviso il motivo per cui ha deciso di diventare un criminologo dopo essere stato un criminale, sottolineando l'importanza di comprendere i fattori psicologici, caratteriali e sociali che portano i giovani ad affiliarsi alle organizzazioni criminali.

Nella tesi, oltre alla genesi della camorra, dedica un capitolo alle figure dei boss Mario Iovine e Antonio Bardellino e al primo vero capo della camorra casertana, nativo di Aversa, Vincenzo Serra.

Poi un passaggio sullo status dei pentiti: «Sono convinto che se non avessi ripreso a studiare non avrei mai preso coscienza di cosa sia la criminalità e non avrei nemmeno deciso di collaborare con la giustizia. Anche se considero questa esperienza una profonda delusione perché in realtà ai pentiti non viene offerta nessuna possibilità di reinserimento nella società e vige un misconoscimento da parte di chi dovrebbe agevolare il percorso di cambiamento di chi ha scelto di collaborare». Relatore della tesi, il professor Rocco Sciarrone e due correlatori, il professore Luciano Brancaccio della Federico II di Napoli e Federico Esposito. In collegamento, a sorpresa, anche i docenti delle precedenti tesi e master.

Arrestato nel 1991, fu scarcerato nel 1995 e arrestato di nuovo in Olanda nel 1996: da allora non è più uscito dal carcere. Mai destinatario di un ergastolo, dovrebbe terminare la sua pena nel 2026 salvo un calcolo di cumuli di pena che potrebbero accorciare i tempi. Ha dedicato la tesi «ai detenuti che durante i primi anni dell'entrata in vigore del 41 bis sono sopravvissuti, come me, e soprattutto a quelli che non hanno avuto la forza e si sono "suicidati". Detenuto a Padova, il suo prossimo obiettivo è una laurea in Filosofia.

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