Casal di Principe, racket pubblicità: quattro assolti, c'è uno dei figli di Sandokan

Confermata la sentenza di primo grado

Assoluzione in Appello per il racket della pubblicità
Assoluzione in Appello per il racket della pubblicità
Martedì 12 Settembre 2023, 07:52 - Ultimo agg. 17:57
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Assoluzioni confermate anche in appello per quattro imputati eccellenti accusati di gestire i gadget della camorra a Casal di Principe per conto della famiglia di Francesco Schiavone detto Sandokan. La sentenza di assoluzione emessa nel 2015 dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere - relativi agli arresti del 2012 per fatti risalenti a due anni prima - è stata confermata in toto dalla terza sezione della Corte di Appello di Napoli. Il Procuratore generale aveva impugnato l'assoluzione chiedendo 12 anni di pena per uno dei figli di "Sandokan", Ivanhoe Schiavone e 7 anni per gli altri co-imputati ma i giudici d'Appello, alla pari dei colleghi del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, hanno ritenuto insufficiente l'impianto accusatorio che fece scattare gli arresti eseguiti dai carabinieri di Casal di Principe coordinati dalla Procura antimafia di Napoli.

Assolti per non aver commesso il fatto Schiavone Jr., il cugino (figlio di Walter) Francesco Schiavone - difesi dagli avvocati Mauro Iodice e Mauro Valentino - e altre due persone (che rispondevano solo della partecipazione all'imposizione del materiale pubblicitario). Si tratta di Ortensio Pezzella e Giacinto Corvino, difesi dagli avvocati Mirella Baldascino, Giovanni Cantelli, Giuseppe Nerone e Bartolo Guida, finiti nell'inchiesta dove si ipotizzava il racket di penne e calendari.

Alcuni commercianti convocati in caserma sarebbero caduti dalle nuvole (tra cui un noto pasticciere del luogo): «si trattava di una usanza e poi quei prodotti li avrebbero scelti liberamente», così come illustrato dalla difesa durante il dibattimento. In primo grado l'accusa aveva chiesto oltre quaranta anni di reclusione per i quattro imputati (12 anni solo per Ivanhoe Schiavone) e dai 7 agli 8 anni per gli altri imputati fra cui un tipografo.

Inchiesta basata anche sulle dichiarazioni di diversi pentiti, sconfessati dal tribunale: Roberto Vargas, Salvatore Laiso e Raffaele Piccolo oltre a Raffaele Maiello. Calendari, accendini, penne e materiale venivano "siglati" con il nome della ditta da pubblicizzare in una tipografia che fu sequestrata durante il blitz. L'inchiesta però riguardò altre undici persone che hanno scelto il rito abbreviato, tra cui l'altro figlio di "Sandokan", Libero, condannato a 13 anni ed altri. Il sodalizio criminale, composto principalmente ventenni considerati alla fine del 2010 volti emergenti della camorra, fu accusato di avere imposto agli esercizi commerciali del paese e dei comuni limitrofi la sottoscrizione di contratti di acquisto di gadget come calendari, penne e portachiavi in occasione delle ultime festività natalizie. Un'offerta griffata "Casalesi", che i piccoli imprenditori non potevano permettersi di rifiutare. Più volte i carabinieri hanno osservato i fratelli Schiavone e gli altri membri del gruppo mentre si riunivano presso una cornetteria di Casale; nel corso della relativa perquisizione, in un cestino dei rifiuti è saltato fuori un quadernone con nomi di vittime e cifre estorte.

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Fondamentali anche le intercettazioni ambientali e telefoniche, sebbene gli arrestati cercassero di utilizzare al minimo i telefoni, ricorrendo preferibilmente agli sms, cambiassero spesso scheda e privilegiassero i pizzini. Il volume di affari quantificato dai carabinieri non è altissimo, 30mila euro nel 2010, 50mila nel 2011, ma il racket della pubblicità avrebbe rappresentato solo uno dei tanti business portato avanti dai Casalesi. La tipografia clandestina che produceva i gadget, ubicata in via Parroco Gagliardi a Casal di Principe, fu posta sotto sequestro per violazioni della normativa sul lavoro: era gestita da uno degli arrestati, il 41enne Ortensio Pezzella, e all'interno vi lavoravano due persone senza alcun inquadramento. 

 

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