Caserta, beni confiscati discariche
di guaine e pneumatici

Caserta, beni confiscati discariche di guaine e pneumatici
di Mary Liguori
Mercoledì 5 Maggio 2021, 08:50 - Ultimo agg. 6 Maggio, 19:54
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Sono dodici i chilometri che separano il centro abitato di Casal di Principe, prima uscita utile della Nola-Villa Literno, dalla località La Balzana. Dodici lunghi chilometri a doppio senso tra i campi e le discariche, una lunghissima lingua d'asfalto sconnesso, di dunette, di curve e rettilinei percorsi ogni giorno da trattori e mezzi agricoli e da qualche auto costretta a sorpassi improbabili per non dover procedere a dieci all'ora per tutto il tragitto. Al dodicesimo chilometro, un piccolo cartello bianco con caratteri verdi indica sulla destra l'ingresso di quello che fu un borgo agricolo degli anni 40, efficiente e autosufficiente, con case, scuola, granai, stalle e una piccola chiesetta. Dove, per anni, quando la Campania era ancora una terra felix, duemila capi di bestiame producevano il latte Berna. Dove, e siamo agli anni 2000, la longa manus della camorra si stese sul quel podere e su quei campi, se ne impossessò e poi lo stritolò, spremendone fuori fino all'ultima goccia di vita. Seguirono arresti e sequestri. Abbandono e scempio. Mattone dopo mattone, tegola dopo tegola, son venuti giù finanche i solai. Oggi è tutto un susseguirsi di ruderi e calcinacci. Spicca un piccolo edificio a calce bianca con l'insegna in blu «ufficio postale». Ma è solo fiction, ricorda che La Balzana è stata negli ultimi anni set cinematografico. L'ingresso della mulattiera che porta al borgo diroccato è stata, per esempio, location di una delle scene più celebri, e parodiate, di Gomorra. Quella in cui don Salvatore Conte convince il giovane fratello del suo guardaspalle ad avvicinarsi. «Vieni, vienete a piglia' o perdono». Poi gli spara.

Ma non di soli ciak si vive e, dopo la confisca, per il podere affidato ad Agrorinasce, consorzio che gestisce i beni sottratti alla malavita in cinque comuni dell'Agro, è partito un progetto di rilancio che ha già ottenuto un finanziamento di 15 milioni di euro. Non è certo l'unico tesoro affidato al consorzio. Agrorinasce gestisce case, palazzi, ville e terreni. Ma La Balzana fa storia a sé. È il bene confiscato più grande della Campania, uno dei estesi in Italia. L'idea è creare un hub di eccellenze agroalimentari, una filiera che vada dalla produzione alla confezione. E poi un istituto agrario, per formare le professionalità che in futuro avranno in mano l'economia locale.

Al momento, i 200 ettari di terreni sono affidati a 33 aziende agricole del territorio. Il nucleo centrale del borgo è invece in attesa delle ruspe. Non appena gli enti coinvolti troveranno la quadra - c'è il Comune di Santa Maria la Fossa che ritiene illegittimi gli atti di affidamento dei beni ad Agrorinasce e che deve ancora votare il nuovo statuto - il progetto potrà partire. Si aprirà un enorme cantiere.

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E intanto? Intanto i granai all'aperto sono come tutto l'Agro e le periferie a nord di Napoli, una sterminata terra di nessuno dove scaricare qualsiasi cosa. E, nelle settimane scorse, un'azienda specializzata - come provano i bigbag ritrovati sul posto - ha abbandonato a La Balzana 30 tonnellate di guaina bituminosa, legna e materiale di copertura edile contenente carbone. Gli sversamenti, avvenuti tra il 24 febbraio e il 9 aprile, sono stati denunciati ai carabinieri. Lunedì, a spese del consorzio, e quindi dei Comuni soci, è iniziata la rimozione. La bonifica costerà 25mila euro. Ma non è tutto. Da gennaio ad aprile altri episodi spiacevoli si son verificati in zona. Qualcuno ha abbandonato a La Balzana un'auto bruciata e decine di copertoni. Lo stesso è avvenuto in altre proprietà limitrofe. Uno scempio cui il consorzio ha cercato di porre un freno stipulando, al costo di 3300 euro al mese, un contratto con una ditta di vigilanza privata con guardie armate e installando telecamere ai tre accessi del borgo (costo 33mila euro). L'obiettivo di Agrorinasce è tutelare il bene da potenziali altri attacchi. Il materiale scaricato è altamente infiammabile e, di solito, dopo lo sversamento, gli incivili tornano per completare l'opera. Ovvero bruciare tutto. Di roghi tossici, però, non ce ne saranno. Non questa volta. E chi ha scaricato la guaina potrebbe essere a breve rintracciato attraverso i bigbag lasciati sul posto. Si tratta di sacche speciali di cui sono dotate solo le aziende qualificate nello smaltimento di questo genere di materiale. Perché, ed è questa l'unica certezza, lo sversamento a La Balzana non è opera di singoli muratori sciagurati. Né un caso isolato, perché altri sversamenti simili hanno riguardato il territorio, con il bitume abbandonato, di recente, in località Selvalunga a Grazzanise. La zona de La Balzana in cui è stato ritrovato il cumulo è tutt'altro che di passaggio, per raggiungerla bisogna percorrere l'intera provinciale e poi la mulattiera che porta al borgo. E gli scarichi non sono opera di piccole ditte abusive. Anzi. Qualcuno ha pagato per lo smaltimento corretto della guaina, ma chi se ne è fatto carico intascando il denaro (circa 20mila euro complessivi) non ha seguito l'iter legale. Ha, semplicemente, abbandonato le trenta tonnellate di guaina nell'area de La Balzana, rilasciando, presumibilmente, documenti falsi ai clienti. Una storia che saranno le indagini a chiarire. Una delle tante ambientate nella tristemente celeberrima terra dei fuochi. Set perfetto di film e serie che mettono in scena quanto di brutto c'è in Campania. Ma La Balzana una seconda chance ce l'ha. Tocca alle istituzioni, tutte, lasciare che se la giochi. 

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