Caserta, Italia Nostra denuncia: «Stop abbattimenti nel centro storico»

Presentata una cartografia satellitare con gli edifici storici abbattuti nel 2022-2023

Il convegno di Italia Nostra
Il convegno di Italia Nostra
di Lidia Luberto
Sabato 24 Giugno 2023, 10:00 - Ultimo agg. 13:40
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«Fermare gli abbattimenti della città storica per ridisegnare il futuro di Caserta», questo l'obiettivo dell'iniziativa promossa da Italia Nostra sezione Caserta, che, ieri, ha chiamato a raccolta cittadini e associazioni nella Biblioteca del seminario. «Quando scompaiono antichi manufatti, scompare la storia della città, il suo genius loci e la memoria stessa di una comunità. Perciò - ha spiegato Maria Rosaria Iacono, presidente sezione casertana di Italia nostra - con questa iniziativa vogliamo mostrare come si sta distruggendo il tessuto della città per cercare di fermare questa devastazione ma con l'aiuto e la partecipazione della cittadinanza. Perché le leggi non sempre riescono a tutelare il patrimonio edilizio. Anzi. Le norme per il recupero del patrimonio edilizio tese a salvaguardare le aree di interesse storico-artistico, spesso sono state interpretate per trasformare il volto della città, come è successo a Caserta. Con questo incontro vogliamo, perciò, elaborare -ha detto Iacono - un documento condiviso da pubblicare e sottoporre all'attenzione dei decisori politici. E si tratta solo dell'inizio di un percorso ben più ampio che si compie con la proposta di una cartografia partecipata».

Durante l'incontro di ieri, è stata, infatti, presentata una cartografia satellitare con gli edifici storici abbattuti nel 2022-2023. «Intendiamo partire da qui e proseguire questo lavoro di monitoraggio con il contributo di tutti», ha continuato.

Si chiama, infatti, “Custodi del territorio: osserva e segnala” la campagna di sensibilizzazione e il modulo che si può trovare online sul quale denunciare cattive pratiche. «Con questa operazione vi chiediamo di segnalarci azioni di cattiva gestione verso l'ambiente, il territorio o il paesaggio», ha aggiunto Iacono. Che ha precisato: «Tutti possono comunicare anche in modo anonimo o con un nickname azioni di violazione. Un semplice gesto, espressione di un alto senso civico, che speriamo contribuisca a rendere più sostenibile il nostro territorio. Nella convinzione che quando c'è l'attenzione dei cittadini, cambia anche il modo di vedere degli amministratori pubblici». 

Un'azione opportuna e necessaria, come ha ribadito Rosa Carafa, Università Federico II, che, dopo aver raccontato le trasformazioni della città dal medioevo ai nostri giorni, si è occupata dello stato attuale della città.

«Dopo il piano regolatore del 1954, peraltro poco attuato, è arrivato quello del 1983 redatto da Beguinot ancora vigente. Una vistosa anomalia: il nuovo Puc è nel cassetto del sindaco, così, senza un piano urbanistico, si procede con i piani di recupero che stanno procurando molti guai, come è evidente dalle demolizioni e dalle sostituzioni a cui stiamo assistendo soprattutto negli ultimi mesi».

Una trasformazione favorita, secondo Italia nostra, dal Piano di recupero approvato dall'Amministrazione comunale a dicembre del 2000 che «sembra incentivare l'abbandono e il degrado degli edifici che, diventati pericolanti, sono poi abbattuti per essere ricostruiti, spesso con volumetrie maggiori». Come nel caso di Palazzo Castropignano, Palazzo Monti, della Locanda della Posta, di Palazzo Montanaro in via Tanucci e, più recentemente, a piazza Correra, del Palazzo Montagna sostituito da un edificio «che ha ben altre volumetrie, materiali e colori». Senza parlare degli altri abbattimenti in via Vico, via Roma, via Napoli. 

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Prima delle conclusioni di Giancarlo Pignataro, molti sono stati gli interventi: da Marco Venturelli, che ha segnalato l'attenzione sulla questione dei Giovani democratici, a Sergio Vellante, che si è soffermato sul diffondersi di grandi aree commerciali ai margini della città, «un modello economico e sociale altamente dissipativo di risorse umane ed anche economiche», da Annamaria Bitetti che ha sottolineato il ruolo culturale dei centri storici, ad Antonio Vecchione che ha sostenuto l'importanza di salvaguardare in particolare gli edifici storici significativi, da Maria Carmela Caiola che rimarcato la necessità di tutelare non solo i singoli edifici ma l'intero tessuto urbano antico, da Pietro Di Lorenzo, a Raffaele Cutillo, che ha messo in guardia sulle «false conservazioni sui recuperi di facciata» da cui la necessità di sensibilizzare i progettisti, da Gianfranco Tozza che ha ricordato come la carenza di pianificazione urbana sia un vulnus della democrazia in quanto i cittadini sono estromessi dalla partecipazione attiva, a Giuseppe Venditto che ha proposto un tavolo di confronto fra associazioni, cittadini, soprintendenza, amministrazione locale per rimettere in piedi un percorso condiviso. 

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