Caserta, l'ex ospedale civile:
«La parrocchia voleva lì un ospizio»

Caserta, l'ex ospedale civile: «La parrocchia voleva lì un ospizio»
di Franco Tontoli
Venerdì 28 Maggio 2021, 08:29 - Ultimo agg. 19:42
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«Un peccato questi lavori fermi, un rammarico non aver potuto realizzare il sogno di tutta la comunità parrocchiale del santuario Sant'Anna, quello di fare dell'ex ospedale civile una casa di riposo per anziani e un ostello della gioventù. Prevalse la decisione di destinare l'edificio alla Guardia di finanza per farne sede del comando provinciale, la situazione di sospensione dei lavori dimostra quanto il percorso sia ancora complicato, chissà se non fosse stato preferibile scegliere un'altra zona più idonea per i militari e lasciare il vecchio edificio, rimodernato, alla nostra desiderata destinazione». In piazza Sant'Anna, accanto all'ufficio parrocchiale e alla recinzione di cantiere della caserma (Il Mattino ha raccontato dei motivi del completamento dei lavori), c'è monsignor Giovanni Battista Gionti, 81 anni, già rettore del santuario dal 1983 al 2017, carica ceduta a don Andrea Campanile anche con quella di parroco che aveva ricoperto dal 1977. Ben 44 anni, quasi mezzo secolo nella chiesa dedicata alla santa compatrona di Caserta, uno spaccato di storia della città passata per questa piazza, con la sua corona di querce basse e col suo cantiere che la occupa improduttivamente.

La storia del vecchio ospedale, in parte già riportata da Il Mattino nella prima puntata di questa serie il 20 maggio scorso, si andava a completare con il definitivo trasferimento degli ultimi due reparti nella sede di via Tescione, l'edificio rimase vuoto, adibito a deposito di materiali, un dispendio per la neo costituita azienda ospedaliera dopo che i servizi di assistenza sanitaria con la sopravvenuta normativa venivano divisi tra Asl, azienda sanitaria per i servizi sul territorio e Aorn, azienda ospedaliera per l'assistenza da ricovero. «Bussai varie volte al direttore generale dell'ospedale dice monsignor Gionti chiedevo la disponibilità dell'immobile che si avviava alla fatiscenza dopo occupazioni abusive di senzatetto e terremotati e disperati che avevano deturpato anche le storiche lapidi dell'androne, oggi fortunatamente salvate.

Nel discorso, non una trattativa, entrava anche il sindaco dell'epoca Luigi Falco, primario peraltro della divisione di Pediatria ospedaliera. Non fu possibile perché, quando l'argomento diventò trattativa, si complicò per un terzo incomodo». Riassumiamo e completiamo oggi.

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L'azienda ospedaliera non poteva effettuare donazioni, il direttore generale Pietro Alfano chiese, in cambio dell'immobile, la disponibilità del terreno di via Amalfi confinante con l'area ospedaliera, il Comune di Caserta avrebbe dovuto acquistare l'appezzamento, da alcuni anni parcheggio gestito da una cooperativa privata, dal Comune di Casapulla che ne è ancora proprietario. Operazione possibile anche con esproprio per fini di pubblica utilità per consentire la realizzazione di nuovi padiglioni ospedalieri. La trattativa si arenò, intervenne la decisione di vendere l'ex ospedale al comando generale della Guardia di finanza, il prezzo di 2 milioni e 700mila euro giudicato congruo dall'Agenzia Entrate, l'operazione fu approvata dall'assessora regionale alla Sanità, al tempo Rosalba Tufano, con atto deliberativo 395 del 5 marzo 2004.

Questa la storia che va ancora registrando capitoli lunghi per la sua conclusione. Commenta monsignor Giovanni Battista Gionti: «La nostra città non aveva case di riposo per anziani pubbliche, la avremmo gestita con fondi di carità, anche con un ostello per studenti dell'università, l'istituzione avrebbe fornito occasioni di lavoro. È andata così, speriamo che almeno si completino i lavori e la Guardia di finanza abbia la sua sede degna e spaziosa». La storia raccontata in quattro puntate costituisce la dimostrazione dell'aridità cui sono destinate a Caserta tante piantine seminate, non innaffiate e lasciate al loro destino. 

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