Crolli senza fine, chiusi castello
e arena: a rischio il campanile

Crolli senza fine, chiusi castello e arena: a rischio il campanile
di Giuseppe Miretto
Giovedì 20 Ottobre 2022, 07:24 - Ultimo agg. 21 Ottobre, 15:18
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Crolli senza fine. Dopo la chiusura del castello e dell'area fortificata, al censimento dell'Ufficio tecnico dei «pericoli per la pubblica e privata incolumità» non sfugge nemmeno l'antica chiesa di Sant'Aniello, una delle prime costruita all'esterno della cinta muraria e risalente al VI secolo. A destare preoccupazione è il campanile per il cattivo stato di mantenimento dei supporti delle campane, la presenza di pietre disconnesse, le vistose lesioni della cella campanaria, il muro delle sagrestia interessato da lesioni pervasive.

A complicare i sistemi di frattura contribuisce la rigogliosa vegetazione spontanea e i distacchi dell'intonaco della facciata. È stato, così, disposto l'obbligo di rimozione dei pericoli e pure un progetto di ripristino e masse in sicurezza. Una delle chiese più antiche è una delle vittime più illustri del terremoto del 1980. Non è stato l'evento sismico a decretarne l'abbandono ma la scelta di chiuderla al pubblico. Situazione che ha portato al collasso del tetto (oggi rifatto in lamiere) e al saccheggio sistematico del pavimento. L'edificio è diventato, nel tempo una cava di pietre preziose, e teatro di scorribande vandaliche. Adesso il parroco don Vincenzo Carnevale (rettore dell'adiacente basilica del Copus Domini) e la Curia vescovile dovranno porre rimedio a 42 anni di abbandono assoluto.

E con l'intervento dell'ufficio tecnico, si rimettono in moto polemiche mai sopite. Il monumento, grazie a una sottoscrizione popolare, fu votato come «Luogo del cuore» del Fai. Ma la votazione non produsse effetti efficaci. Con l'abbandono del dopo terremoto fu una eccezionale nevicata a provocare il crollo delle coperture e di gran parte delle sottostanti volte in foglio. Da allora, la chiesa ha smesso di esistere. Ma le polemiche continuano: contestata la realizzazione d'una copertura in carpenteria metallica che comportò la demolizione degli stucchi e degli intonaci settecenteschi. Così, gran parte dei fregi più recenti sono andati perduti.

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«Il danno maggiore commenta l'architetto Antonio Mereu, presidente dell'associazione Re.curo. per la tutela del centro storico- è stata la perdita delle memoria con la cancellazione, dalla fruizione dei maddalonesi, di uno dei monumenti che più custodisce l'identità collettiva. La chiesa oggi è ignota ai più giovani. Ben venga l'ordinanza del sindaco se questa è finalizzata a fermare i crolli. Forse, l'ostacolo più arduo da superare è l'inerzia di chi è chiamato ad esserne il custode di un esempio di pregio dell'architettura Alto Medioevale». 

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