Diocesi di Capua e Caserta unite, il vescovo Pietro Lagnese: «È il Papa che mi manda, io obbedisco: questa scelta non mortifica la storia»

Il neo arcivescovo: "Desidero allargare il mio cuore sapendo che i figli sono tutti uguali"

L'arcivescovo Pietro Lagnese
L'arcivescovo Pietro Lagnese
di Nadia Verdile
Martedì 12 Dicembre 2023, 08:19 - Ultimo agg. 14:06
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Nei giorni scorsi, il Nunzio Apostolico in Italia, il cardinale Emil Paul Tscherrig, le ha comunicato la volontà di Papa Francesco di nominarla nuovo arcivescovo di Capua, unendo in persona episcopi le Chiese di Caserta e quella di Capua.

«Come è previsto in questi casi, ho dovuto custodire tutto nel riserbo. Non è stato semplice, ma mi pare che, sia qui a Caserta sia a Capua, la notizia, come era desiderio della Santa Sede fino a qualche ora fa non era trapelata. Assumo l'ufficio di arcivescovo di Capua in spirito di obbedienza. È il Papa che mi manda. Nella voce del vescovo di Roma riconosco la volontà di Dio per me e, perciò, anche se con tremore per il nuovo mandato ricevuto e per l'ulteriore carico che assumo, pur consapevole dei miei limiti e delle mie miserie, ho pronunciato, nella pace, il mio sì. Ringrazio Papa Francesco per la fiducia che ancora una volta ha riposto in me e gli rinnovo, come già in passato, l'assicurazione della mia costante preghiera, e - insieme a essa - la mia piena comunione e l'adesione al suo universale magistero».

Quale messaggio vuole dare alle donne e gli uomini della sua Chiesa di Caserta?
«Desidero, in questo momento, innanzitutto confermare il mio affetto e il mio bene a tutte le sorelle e i fratelli della Chiesa di Caserta. Fra qualche giorno, il 19 dicembre, ricorrerà il terzo anniversario dalla mia elezione a vescovo di questa città. Sono passati dunque tre anni: tre anni impegnativi, ma belli, intensi, nei quali posso dire con sincerità di essermi sentito accolto da voi e nei quali il Signore ha permesso che facessimo tante scelte importanti e, insieme, si costruisse un clima di fraternità e di amicizia. Tre anni nei quali ho provato a voler bene a questa Chiesa».
C'è chi da subito ha temuto in una possibile diminutio per l'arcidiocesi.
«La scelta del Papa non sia per nessuno motivo di dolore, né causa di timore: non si vuole mortificare la storia, né annullare le tradizioni, e ancor meno abolire le identità. Si vuole invece - nel cambiamento d'epoca che viviamo - provare a rimettere al centro l'impegno per l'evangelizzazione, perché il mondo di questo ha bisogno! Senza cadere preda di una sorta d'introversione ecclesiale, la Chiesa, per questa missione, dev'essere disponibile a ripensarsi, a unire le sue forze, condividendo risorse ed esperienze, mettendo insieme energie e potenzialità, pronta a rivedere anche le sue strutture e la sua organizzazione: sta qui, a me pare, il senso della decisione del Papa».
Qual è il sentimento che lei adesso prova?
«Come per le famiglie quando arriva un altro figlio così il Signore chiede a me di dilatare il mio cuore. È ciò che voglio provare a fare. Desidero, con la grazia di Dio, allargare il mio cuore, sapendo che "i figli sono tutti uguali" e tutti vanno amati! So che non sarà facile, ma desidero spendermi per fare tutta la mia parte. Ho bisogno, però, della collaborazione di tutti».
Come dovranno vivere le due Chiese questa nuova realtà?
«Non ho una ricetta pronta, lo scopriremo, insieme, strada facendo. Insieme ci porremo in ascolto dello Spirito che si dona nella Parola e nei Sacramenti, nel dialogo fraterno e nei fatti della storia: avanzeremo così in un discernimento ecclesiale che dovrà diventare sempre più permanente e, con fiducia e pazienza, piano piano, per il bene delle due Chiese sorelle, e in vista di una comunione tra loro più forte, faremo i passi possibili e quelli più opportuni. Senza cadere preda di una sorta d'introversione ecclesiale, la Chiesa, per questa missione, dev'essere disponibile a ripensarsi, a unire le sue forze, condividendo risorse ed esperienze, mettendo insieme energie e potenzialità, pronta a rivedere anche le sue strutture e la sua organizzazione: sta qui, a me pare, il senso della decisione del Papa».
Cosa chiede ai suoi presbiteri?
«Chiedo loro di continuare a offrirmi il dono dell'unità e della comunione e di impegnarsi, insieme a me, per stabilire, tra tutti noi, un clima di fraternità e di famiglia, così da rendere tangibile ciò che già siamo in forza della nostra ordinazione: un corpo solo»
 

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