L'indagato «chiave» tra i 37 arrestati nella maxi operazione di carabinieri, Dia e guardia di finanza che ha fatto luce su un business milionario del contrabbando di idrocarburi è Raffaele Diana, imprenditore di San Cipriano d'Aversa che, insieme ai due figli, Vincenzo e Giuseppe Diana, sono accusati dal gip del tribunale di Potenza di aver investito in maniera occulta nel Gruppo Petrullo, holding al centro dell'inchiesta portata avanti sui territori delle province di Caserta, Napoli, Avellino, Salerno, Cosenza e Taranto. Per i tre è scattata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Vincenzo Diana, uno dei figli di Raffaele, è titolare di uno dei lotti de la Balzana, azienda agricola di oltre 200 ettari sita a Santa Maria la Fossa e confiscata alla camorra, ora al centro di un progetto di recupero con finanziamenti pubblici per la costruzione di un hub di eccellenze agroalimentari campane.
L'azienda agricola ed ex Cirio confiscata ai Passarelli, famiglia legata ai Casalesi, è stata assegnata al Comune di Santa Maria la Fossa che ha poi deciso di farla gestire ad Agrorinasce, società consortile che si occupa di riutilizzo dei beni confiscati. Per cominciare ad avviare il progetto di recupero, nel 2019, Agrorinasce ha emesso un bando per assegnare 35 lotti di terreno ad imprenditori locali, così da avviare coltivazioni in attesa della riqualifica. Uno di questi lotti è stato assegnato a Vincenzo Diana.
Il coinvolgimento della famiglia Diana nell'inchiesta, ha fatto scattare l'allarme anche per quanto riguarda l'assegnazione dei lotti della Balzana. L'amministratore delegato di Agrorinasce, Giovanni Allucci ha già fatto sapere che per quanto riguarda la vicenda legata a Vincenzo Diana si provvederà «rapidamente a una procedura di risoluzione dell'assegnazione». Ma ci sarà da fare verifiche con la prefettura anche per i lotti assegnati a Silvana Zara e altre due società di proprietà di un cognato di Raffaele Diana, pure lui estraneo alla vicenda giudiziaria legata agli illeciti per gli idrocarburi. «Qualora ci dovessero essere ulteriori disposizioni provvederemo celermente» fa sapere Allucci che aggiunge: «Quando nel 2019 sono state fatte le verifiche per assegnare i vari lotti non è stato riscontrato alcun problema, quindi abbiamo assegnato gli appezzamenti a chi ne aveva regolarmente diritto. Quanto accaduto - conclude - non rappresenta un caso isolato su un territorio complicato, anche in passato cooperative o società private si sono viste revocare affidamenti dopo una prima assegnazione».
Da quanto emerge dalle indagini il coinvolgimento della famiglia Diana negli illeciti è evidente. La Dda considera Raffaele Diana vicino al clan dei casalesi, ma il gip esclude che faccia parte degli organigrammi dell'organizzazione criminale. Raffaele Diana è cugino di Michele Fontana detto «sceriffo», storico affiliato al clan dei Casalesi. Secondo l'accusa, Diana, già sottoposto a procedimento penale per traffico illecito di rifiuti, avrebbe utilizzato proprio i soldi ricavati da comparto ecologia per investirli in quella che fa capo a Massimo Petrullo.