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La trincea pronto soccorso: medico del Sant'Anna aggredito da un paziente

Secondo i sindacati le tensioni sono dovute anche alla carenza di personale: mancano 35 operatori solo nell'emergenza

Il pronto soccorso
Il pronto soccorso
di Ornella Mincione
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 9 Dicembre 2022, 08:51
4 Minuti di Lettura

Barelle in corridoio, pazienti in attesa e medici in affanno: questo lo scenario che si presenta di notte al Pronto soccorso dell'ospedale di Caserta. Risultato, stress e nervosismi sia dei pazienti che degli operatori i quali diventano anche vittime delle proteste degli utenti. È quanto è accaduto mercoledì notte quando uno dei medici è stato di fatto aggredito da un cittadino in attesa di essere assistito. Per fortuna nulla di grave, a quanto fanno capire gli operatori del Pronto soccorso e la stessa direzione strategica dell'azienda.

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«C'è stata un'aggressione verbale. Nulla di estremo», è la dichiarazione che trapela dalla direzione ospedaliera. Fatto sta che l'azienda ospedaliera Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta in questo momento sta affrontando non poche difficoltà a causa di una sempre maggiore richiesta assistenziale da parte del territorio e una sempre più pesante carenza di organico dedicato. «La direzione si sta muovendo e sta facendo quanto le è possibile per sanare la situazione, ma ci sono tempi lunghi da attendere e ciò dipende dall'ente regionale, non certo dall'azienda casertana. Il problema però è che l'eccessivo stress di richieste pone sotto pressione sia il medico che si ritrova davanti a tanti pazienti da gestire sia l'utente che chiaramente per le sue necessità ritiene di dover ricevere quanto prima l'attenzione richiesta. Da qui le aggressioni e gli stati d'animo alterati», spiega Guido Alfano, segretario aziendale della Cisl.

Il problema più evidente è quello del sovraffollamento e dell'eccessiva richiesta da parte degli utenti da un lato, mentre dall'altro resta sempre più viva la necessità di aumentare il numero dei posti letto per ogni unità operativa. «Il Pronto soccorso del San Sebastiano non è come tutti quelli del territorio - continua Alfano - questo è quello di un Dea di secondo livello, vale a dire che offre h24 assistenza multi-specializzata. Il fatto è che occorrerebbe una riorganizzazione di tale struttura, con un triage bifasico', cioè che possa essere gestito da un esecutore e da un valutatore, che quindi abbia un doppio filtro, in modo da appurare anche la corretta attribuzione e gestione del paziente». Ma non è soltanto questo il dato dolente del presidio emergenziale. «È necessario che venga ultimata la costruzione dell'Obi, l'Osservazione breve intensiva, e che venga adeguato il numero degli operatori a quello previsto secondo normativa», continua il segretario aziendale.

Le unità che dovrebbero essere attive nel Pronto soccorso devono oscillare tra le 48 e le 72, ma «il sotto organico ammonta almeno a 35 figure in meno», spiega Alfano. Il Pronto soccorso del San Sebastiano recepisce in media dai 40 ai 60 pazienti all'ora, appartenenti di qualsiasi colore della categoria del triage. Al netto di questi, poi, ve ne sono sempre circa 20 in giacenza, ossia pazienti in attesa di un posto letto, o in osservazione o in gestione. Le difficoltà dell'azienda non sono affatto semplici da risolvere e la direzione sta comunque lavorando in questo senso - aggiunge il segretario della Cisl -. Il problema reale però è che la popolazione dell'intera provincia, circa un milione di abitanti, si rivolge al San Sebastiano, non comprendendo che questo non è un Pronto soccorso come gli altri del territorio. Inoltre, è sempre più esiguo il filtro della Medicina territoriale. Nel caso di un filtro più importante, molti dei codici che vediamo qui non arriverebbero a noi».

Lo stress di pazienti, medici e infermieri è certamente un dato comprensibile viste le condizioni del Pronto soccorso e i timori e preoccupazioni che fisiologicamente investono gli utenti del Ps. Problemi però risolvibili a livello regionale e non aziendale, almeno stando alla spiegazione del sindacalista della Cisl che chiede «un modo per poter riorganizzare la struttura emergenziale, che ora vede gli operatori stremati e gli utenti sfiduciati rispetto alle prestazione dell'azienda, sebbene ci siano problemi che vanno oltre al lavoro in senso stretto degli operatori». Dunque bisognerà attendere che la soluzione provenga dall'ente regionale con cui la direzione strategica potrebbe imbastire un dialogo per affrontare le criticità del Pronto soccorso e in particolare quelle sofferte dagli operatori.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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