«Macrico senza cemento già stabilito dalla legge»

«Macrico senza cemento già stabilito dalla legge»
di Nadia Verdile
Lunedì 28 Marzo 2022, 08:56 - Ultimo agg. 08:57
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Macrico, la visita organizzata dal vescovo Pietro Lagnese riaccende il dibattito intorno alla destinazione «F2», ovvero area verde, lo smantellamento e la riconversione delle aree militari dismesse. «La destinazione a zona F2 dice Antonio Vecchione, ingegnere -, è mera strumentalizzazione di questi anni. Non bisogna inventare niente, è già tutto previsto nel Piano regolatore generale di Caserta del 1987 dove è esplicitato che le aree militari dismesse sono riqualificate da F9 a F2». Sono definite F9 le aree destinate ad insediamenti militari, F2 a verde pubblico e nella stesura definitiva del Prg del 1987 è prescritto che le zone classificate F9 militari esistenti dismesse dalle forze armate (come nel caso del Macrico) assumono automaticamente la destinazione di zone F, cioè pubbliche. «E allora continua Vecchione - quello di cui tutti parlano, quello che da vent'anni si va invocando, è legge già da trent'anni. A questo si aggiunge il fatto che i manufatti edilizi esistenti nell'area Macrico sono tutti sottoposti a vincolo monumentale dai Ddr 436 e 1865 che ne impediscono l'alienazione a privati. Perciò è tempo di pensare ad una visione unitaria di Caserta, alla proposizione delle funzioni pubbliche da allocare. Penso alla cittadella dell'università che inglobi anche Villa Rosa e la caserma Sacchi, immersi nel parco pubblico».

Giù i muri, dunque, come segno tangibile di una rinascita e apertura alla città, ma soprattutto niente più perdite di tempo. «Quello che si deve fare conclude Vecchione è parlare di concessione dei beni al Comune, in comodato d'uso cinquantennale, con obbligo di riqualificazione e di destinazione a uso pubblico per poter accedere ai fondi del Pnrr; istituire la conferenza di servizi tra Comune, Regione, Università, Soprintendenza per uno studio di pre-fattibilità della cittadella universitaria immersa nel parco urbano dell'accoglienza; bandire un concorso internazionale di progettazione, nel rispetto della rimodulazione del territorio comunale».

Di mossa del cavallo perfetta parla invece l'architetto Raffaele Cutillo. «La chiesa dice Cutillo - sa sempre anticipare il desiderio riducendone la pressione con azioni imprevedibili. Il Macrico si apre e sopravviene uno stato di serenità. Questa volta si aggiunge il diritto al controllo della intera operazione, mossa del cavallo perfetta sulla scacchiera di una entità che supera le capacità amministrative locali. L'Istituto per il sostentamento clero può decidere le scelte in proprio al pari di un qualsiasi proprietario privato-imprenditore, nel rispetto della norma vigente, già in possesso di economie ed organizzazione». E infatti è tutto nelle mani di due uomini che hanno saputo raccogliere il testimone lasciato da Raffaele Nogaro.

«Il desiderio collettivo è il parco - continua Cutillo -, ma nell'accezione urbanistica di area attrezzata, con sei punti da rispettare: unitarietà, recupero dell'antico rapporto con la caserma ed ex sede vescovile, conservazione dell'hangar, demolizione integrale dell'esistente (trecentomila, e non cinquecentomila, metri cubi di volumi insicuri, inagibili, privi di memoria), rispetto del Puc, contenitore produttivo coerente con una visione territoriale globale a medio, lungo termine. Che sia esclusivamente verde è una follia: lo sanno tutti, compreso i proprietari. La quota da destinare a questo contraltare pubblico al parco monumentale basterebbe fissarla ad un già esuberante 60% (duecentomila metri quadri sugli oltre trecentomila) mentre la parte residuale ha necessità di un innovativo, efficiente, compensativo, costruito ex novo: un luogo di innovazione, spazi per start up creative, campo di cervelli al lavoro, aspettativa per generazioni che saprebbero rendere produttivo anche il suolo aperto disponibile. Una valle delle intelligenze. E la Chiesa a tal riguardo ha esperienza consolidata, pur in una auspicabile dimensione laica».
 

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