Mondragone, permessi a La Torre boss psicologo: la Procura fa opposizione

Il 62enne è stato condannato all'ergastolo

Permesso premio per l'ex boss La Torre, si decide a maggio
Permesso premio per l'ex boss La Torre, si decide a maggio
di Biagio Salvati
Venerdì 24 Marzo 2023, 08:20 - Ultimo agg. 15:21
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Augusto La Torre, l'ex boss di Mondragone «pentito a metà», uscito dal programma di protezione per le sue violazioni al codice di comportamento negli anni scorsi e liberato dal 41bis (al quale era stato sottoposto fino al 2011), dovrà attendere il prossimo maggio per sapere se potrà essere operativo un permesso di nove ore in una struttura protetta concessogli a dicembre scorso da un Tribunale di Sorveglianza del Nord-Italia. Permesso al quale si è opposto la Procura. Gli ultimi e limitati permessi a lui concessi, risalgono a oltre cinque anni fa. Sessantadue anni e da quasi trenta in carcere - condannato all'ergastolo per la sola strage di Pescopagano dopo 29 anni dai fatti (al vaglio della Cassazione) - ha indicato e confessato una cinquantina di delitti.

La Torre, con il suo «status» ibrido, tra dichiarante ed ex pentito senza protezione, è chiamato anche boss «psicologo» per una prima laurea conseguita durante i primi periodi di detenzione (è in carcere dal 1996). Nel frattempo ha anche scritto un libro, «Il Camorfista», neologismo da lui coniato che associa i termini «camorrista» e «mafioso» mentre è in procinto di discutere la prossima estate una tesi in materie giuridiche sulla «camorra mafizzata casertana».

La Torre, passato per varie carceri italiane in Molise, Abruzzo, Piemonte, Emilia Romagna e ora in un diverso penitenziario sempre al Nord, avrebbe dovuto lasciare il carcere già nel 2017 ma poi è arrivata l'ultima condanna nel 2019. Una prima revoca della protezione fu disposta nei suoi confronti nel 2003 a causa di un'estorsione ordinata dal carcere ai danni dell'imprenditore della mozzarella Giuseppe Mandara (che La Torre ha poi accusato, senza successo): un comportamento ambiguo durato dal 2004 al 2007 fino all'arresto eseguito sempre a Ferrara nel 2008. Il suo nome è stato legato a quello dei cosiddetti «Chiuovi», anche così conosciuto l'omonimo clan familiare. Una famiglia che si è estesa in Scozia, ad Aberdeen, dove un fratello del boss psicologo aveva avviato una catena di ristoranti chiamata Don on The Don.

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