«Nessun aiuto dalla camorra», assolto il sindaco-chirurgo Antropoli

La sentenza di Appello lo ha assolto da tutti i reati e ha condannato il pentito che lo accusò

Carmine Antropoli
Carmine Antropoli
di Biagio Salvati
Mercoledì 29 Novembre 2023, 16:14
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Tre anni di indagini, quattro di processi tra primo e secondo grado e sette mesi di detenzione, fra carcere e domiciliari, ma di “camorra” c’era solo l’ombra. Nient’altro. Per la seconda volta, in poco più di un anno e mezzo, l’ex sindaco di Capua e chirurgo generale, Carmine Antropoli, è stato assolto dall’infamante accusa di concorso esterno al clan dei Casalesi: confermata l’assoluzione dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli. Ritenuta «non procedibile» anche la violenza privata decisa in primo grado per lo schiaffo dato dal pentito Francesco Zagaria detto “Ciccio ‘e brezza” a Giuseppe Di Lillo per fargli ritirare la candidatura: circostanza non valutata dalla corte in quanto era subordinata a una querela di parte.
«Da oggi ritorno a vivere», ha commentato Antropoli dopo la sentenza. L’accusa di un patto con la camorra, nasce nel periodo in cui l’ex sindaco Antropoli non era in carica, in una fase della preparazione della campagna elettorale delle comunali del 2016 per le quali nemmeno era candidato. Quando lo arrestarono aveva una lista di 80 pazienti con tumore al colon da operare. Per tutti fu un fulmine a ciel sereno. Il procuratore generale - in Appello - aveva invocato 11 anni e otto mesi per Antropoli e anche per l’altro coimputato Marco Ricci, ex assessore assolto alla stregua di Antropoli.
Assoluzione piena dall’accusa di violenza privata anche per l’altro ex amministratore Armando Porciello. A difendere Antropoli c’erano gli avvocati Vincenzo Maiello e Mauro Iodice mentre l’avvocato Guglielmo Ventrone ha difeso Ricci e Porciello. Dunque, rigetto completo dell’appello proposto dalla Procura antimafia di Napoli.
Macigno pesante, invece, per il pentito Francesco Zagaria che è stato condannato a 16 anni e 8 mesi (con lo sconto della violenza privata dichiarata improcedibile) e la particolarità che sia in primo grado che in secondo, il pm e il procuratore generale avevano chiesto per il collaboratore una condanna più bassa rispetto a quelle emesse. E così, l’assoluzione parla chiaro: lo schiaffo dato in quell’occasione, fu una iniziativa autonoma di Zagaria e decisa nello studio medico dell’ex sindaco Antropoli, il quale si è sempre difeso prendendo le distanze da quel gesto e meravigliandosi della cosa anche mentre conversava con la sua compagna a telefono. Un episodio che avrebbe dovuto favorire la candidatura di Marco Ricci, secondo l’accusa.
I giudici non hanno ritenuto credibile il racconto del pentito detto “Ciccio ‘e Brezza”, imprenditore vicino al boss Michele Zagaria e accusato anche del duplice omicidio Caterino-De Falco. Nel processo, infatti, si valutava anche il duplice delitto: ieri in aula il pentito ha reso dichiarazioni spontanee e chiesto scusa ai familiari delle vittime.
La notizia dell’assoluzione è arrivata ad Antropoli mentre era impegnato in ospedale. «Siamo soddisfatti - commenta il penalista Vincenzo Maiello - perché anche in questa sede di appello i giudici hanno riconosciuto l’estraneità del dottor Antropoli, ad accuse gravi e disonorevoli. La soddisfazione del risultato, tuttavia – conclude l’avvocato - non potrà mai compensare la sofferenza e l’amarezza vissuti dal dottore Antropoli in questi anni, nonostante fosse chiara l’infondatezza delle accuse».
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